Rispunta l’ex premier Letta, tiene lezioni a Parigi: «Ma non mi considero un esule»
Il voto di maggio “sarà il vero spartiacque: si dovranno valutare le percentuali delle forze ostili all’Europa e valutare il peso degli astensionisti. Anche loro saranno decisivi e noi dovremo porci questa domanda chiave: cosa pensa dell’Europa un elettore che non va a votare?”. Così l’ex premier Enrico Letta, da Parigi, riflette sul voto europeo e, intervistato dalla Stampa, sottolinea: «Queste elezioni sono veramente un passaggio cruciale e abbiamo bisogno di capire che tipo di politica ci aspetta per il futuro e quali saranno davvero le relazioni tra cittadini ed eletti». Contro l’anti-europeismo, per Letta serve “un’Europa più semplice in grado di dimostrare meglio cosa ha fatto di positivo per gli europei. Ma soprattutto deve tornare la crescita, altrimenti avremo un grosso problema e rischiamo la catastrofe”. L’Europa ha sbagliato, continua l’ex premier, “quando i due più grandi successi – la moneta unica e il superamento dei confini – si sono trasformati in fonti di malessere”. Letta, che da oggi terrà un ciclo di lezioni sull’Europa alla Sciences-Po, sottolinea di non sentirsi un esule: «Non lo sono affatto, ormai con i low cost Roma-Parigi è come Roma-Torino, in mezzo alla settimana sono a Roma in Parlamento o per seminari». L’ex premier riflette sul populismo, tema al centro delle sue lezioni all’università parigina: “riguarda molti paesi, ma Francia, Italia e Gran Bretagna sono i più colpiti”. «Sono qui – continua Letta – anche per capire e mettere a fuoco la questione populista nel confronto con gli studenti». E poi riflette sui Cinque Stelle: «Grillo e Marine Le Pen – dice – non sono la stessa cosa», sottolineando però che entrambi raccolgono un disagio comune e un voto contro le istituzioni. E sul boom del M5S ammette: la politica italiana non l’ha percepito, “è stato un fenomeno inedito”. «I sondaggi lo davano al 20, hanno preso il 25 per cento e questo ha sconvolto l’equilibrio politico».