Partivano dai campi nomadi per fare furti e rapine. Ma la Boldrini non se ne accorge

3 Apr 2014 16:06 - di Gabriele Farro

Laura Boldrini ha perso l’ennesima occasione per tacere producendosi nell’ennesimo show a favore dei nomadi (ormai grandi elettori del centrosinistra) ma l’ha fatto nel giorno sbagliato. Dalla presidente della Camera un’altra dichiarazione zeppa di demagogia e buonismo; «I rom e i sinti, in Italia, incontrano molteplici difficoltà nell’accesso ad alcuni diritti umani fondamentali, come il diritto a una vita dignitosa». La colpa è di tutti coloro che – secondo lei – protestano senza motivo, solo per intolleranza. E ha annunciato iniziative. Ma proprio mentre la Boldrini parlava, è venuta fuori l’ennesima vicenda che ridicolizza la sua tesi e la dice lunga su quante conseguenze negative abbia prodotto il permissivismo della sinistra: dieci uomini e una donna – tutti nomadi con basi in Trentino, Veneto e Lombardia – facevano parte di una banda ritenuta responsabile di una serie di furti e rapine nel Nord Italia. Le indagini partite da una rapina al “Mercatone Uno” di San Michele all’Adige (Trento) hanno portato alla luce attività criminose di peso: il gruppo era composto da 11 persone, dieci uomini e una donna, in larga parte con rapporti di parentela e affinità , appartenenti a veri e propri clan collegati, con basi presso i campi nomadi di Padova e provincia, Verona e Milano, nonché in abitazioni di Trento e Treviso.
Obiettivo principale erano i gioielli e i rappresentanti di preziosi, ma i banditi non sembrano avere disdegnato anche altri obiettivi, come ad esempio le slot machine. E sono sempre stati molto veloci: capaci di organizzare il colpo a distanza, incontrarsi, agire e tornare ciascuno a casa propria anche in mezza giornata. I colpi non erano da pochi spiccioli. Due esempi per tutti: 140mila euro di preziosi portati via a due rappresentanti a Giovo, e oltre 90mila in un colpo a un negozio di gioielli al Mercatone Uno a San Michele all’Adige. Agli undici arrestati è stata contestata anche l’associazione per delinquere. In molti hanno anche la recidiva e pure la recidiva infraquinquennale. Carabinieri e polizia li hanno individuati grazie a una serie di riprese di telecamere di enti pubblici, ma anche di privati, e con intercettazioni telefoniche. Forse la Boldrini dovrebbe riflettere di più. E risparmiarci la lezioncina di (presunta) moralità.

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