Ora Grillo sogna Palazzo Chigi. Ad “Agorà” confessa: stravinco e vado da Napolitano. «Renzi? Un bamboccio figlio di troika»

28 Apr 2014 12:44 - di Gloria Sabatini

«Se prendiamo solo un deputato in più del Pd chiederò il governo». Punta in alto, Beppe Grillo, convinto che lo tsunami pentastellato alle prossime europee cambierà l’Italia e manderà a casa i vecchi inquilini del palazzo («o noi o loro»). Stessi toni, stessa musica di sempre, di quando aveva promesso di aprire come una scatola di tonno il Parlamento salvo poi congelare l’esercito dei deputati nel recinto di un’opposizione barricadera e inconcludente. E per l’occasione mette nel cassetto le critiche furenti contro viale Mazzini e il giornalismo inginocchiato al potere. Intervistato mentre passeggia sulla spiaggia di fronte a casa sua, a Marina di Bibbiona, abbracciato con la compiacente inviata di Agorà, Roberta Ferrari, («ci scambieranno per due fidanzati»), l’ex comico spara a zero su tutti con il solito linguaggio pirotecnico. «Da questa campagna elettorale mi aspetto una marcia trionfale. Prima pensavo di vincere, adesso stravinceremo», dice sognando Palazzo Chigi. «Se il Movimento 5 Stelle vincerà le europee, andrò da Napolitano e chiederò di poter avere il governo in mano. Prepareremo la squadra…», confessa alla giornalista “amica” ma glissa sul nome del possibile premier. Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista? «Può essere chiunque. Decidiamo insieme, non posso farlo io, non ho mai deciso niente», risponde esibendo la solita retorica della trasparenza e della democrazia diretta. «Ieri ho conosciuto per la prima volta i 76 candidati per le europee. Bellissimo. Sono sconosciuti, lo erano a me e lo sono alle Procure. Non sono massoni, gli ho fatto firmare un foglio». E giù bordate contro Bruxelles e promesse di rivoluzione. «Se vinco le europee, vado in Europa e il fiscal compact lo strappiamo lì davanti. L’eurobond, se siamo una comunità, lo spalmiamo. Questa gentaglia deve sparire», dice sfidando i nemici di sempre, gli unici competitor che potrebbero rosicchiargli il primato. «Renzi e Berlusconi resteranno alleati, altrimenti muoiono insieme. Ma per loro è finita». Le parole più velenose, come da copione, sono contro il premier: «C’è un bamboccio che saltella da un telegiornale all’altro dicendo cazzate. Sta in piedi per le banche, lo spread, le grandi multinazionali. È un figlio di troika». Pronto a scalzare tutti per ringalluzzire la base del movimento e far dimenticare le ultime pesanti defezioni, non risparmia strali all’inquilino del Colle: «Renzi è andato da Napolitano perché il presidente gli ha chiesto di richiamare Berlusconi e gli ha detto “dobbiamo metterci d’accordo, altrimenti Grillo vince le elezioni”. Hanno fatto una legge elettorale per tagliarci fuori e ora, se facciamo le elezioni, vinciamo noi. Quindi la loro legge elettorale non la faranno mai».

 

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