Ne hanno inventata un’altra: ora c’è anche la festa della “famiglia gay”
Non bastavano il genitore 1 e il genitore 2. Non bastavano i libri di pornografia gay letti a scuola. Non bastavano i Gay Pride e il proliferare delle sfilate omosex. Non bastava aver costretto Guido Barilla all’autocritica (in perfetto stile marxista-leninista) per una innocente battuta considerata omofobica Non bastava aver scatenato un putiferio internazionale contro Putin, reo di aver promosso una legge di buon senso per favorire una sana crescita dei minori. Non bastava la censura quotidiana in nome dell’ortodossia politically correct. Adesso ci ritroviamo pure la festa della “famiglia” gay, che si svolgerà il 4 maggio. Gli organizzatori non hanno però il coraggio di chiamarla così, ma Giornata Internazionale dell’Eguaglianza Familiare Ifed (International Family Equality Day). Però la sostanza è identica. Celebrare l’ “uguaglianza e la dignità” di tutti i “tipi” di famiglie vuol dire appunto proclamare il principio che è lecito far crescere un bambino in una “famiglia” in cui i genitori appartengono allo stesso sesso. Si parla di diverse “declinazioni“ delle famiglie e dei “contesti relazionali e affettivi” che hanno come protagonisti i “genitori rainbow”, le loro figlie e i loro figli, i genitori, i rispettivi compagni, compagne ed ex, e perfino nonne e nonni, nipoti e altre figure di rilievo. «La naturale varietà delle strutture familiari – sottolineano i rainbow – è un dato ormai di fatto: anche nel contesto eterosessuale le famiglie assumono oggigiorno composizioni dai confini sempre più ampi e sfumati».
Quello che sconcerta maggiormente di certe iniziative non è solo quello che propagandano, ma anche “come” lo propagandano, cioè il linguaggio che usano; con quel lessico generico e astruso, che non dice nulla, ma che allude, nasconde, altera, confonde. È il linguaggio della reticenza e della manipolazione. Ma, al cui interno, ci sono la follia e l’inganno ideologico. Il concetto di “uguaglianza e dignità” di tutti i “tipi” di famiglie è ad esempio un non-senso; e non ha riscontri, né filosofici né storici né giuridici. Perché “uguaglianza e dignità” appartengono solo alla persona. Possono anche appartenere alla famiglia, ma in ragione di eventuali discriminazioni di ordino etnico o sociale. Possono insomma esistere discriminazioni tra famiglie, non tra tipi di famiglia. A esistere non è il “tipo” , ma la famiglia, che nasce dall’unione di un uomo e di una donna. Tutto il resto è ideologia.