Morì a 3 anni soffocato da una polpetta all’Ikea. I genitori si oppongono all’archiviazione e citano il recente caso di Roma: lacune nei soccorsi

21 Apr 2014 12:43 - di Redazione

I genitori del bimbo molisano di tre anni morto lo scorso 9 settembre per le conseguenze di soffocamento dopo aver mangiato una polpetta nel centro commerciale Ikea di Bari, hanno proposto opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini fatta dalla Procura di Bari a carico dei due indagati per omicidio colposo: il medico del 118 che il 20 agosto precedente aveva soccorso il piccolo e il responsabile sicurezza dell’Ikea. Il bimbo morì nell’ospedale pediatrico barese Giovanni XXIII, distante circa un chilometro dal centro commerciale, dove fu ricoverato – a giudizio dei genitori, Marco e Nicoletta Rossi – non “tempestivamente”. In una nota diffusa dai loro legali, Mario e Carlo Pietrunti, i genitori rilevano che quella della Procura è una decisione “sbagliata, frutto di indagini sommarie e mal coordinate, visto che in soli sette mesi si sono succeduti ben quattro sostituti procuratori nella gestione delle indagini”. “Una decisione che, se accolta dal giudice competente – spiegano – andrebbe a celare, a non accertare le responsabilità colpose che riteniamo ampiamente esistenti nei confronti di chi è già stato iscritto nel registro degli indagati. Il nostro intento non è certamente quello di individuare necessariamente un colpevole, ma se ci siano delle responsabilità nella gestione dell’emergenza e dei soccorsi”. “Siamo sempre stati convinti – insistono – che quel tragico 20 agosto 2013 ci siano state macroscopiche lacune ed omissioni da parte dei soggetti che parteciparono, a vario titolo, ai soccorsi del bambino, senza però preoccuparsi di organizzare tempestivamente il trasporto al vicinissimo ospedale pediatrico”. “Opposizione che riteniamo ancor più doverosa – proseguono – dopo un recente ed identico avvenimento che, solo in una sede diversa della stessa multinazionale, ha sconvolto un’altra famiglia e determinato la morte di un bambino di tre anni, la stessa età del nostro”. “Ci auguriamo, nel rispetto di quel senso di giustizia che ci ha accompagnato in questi mesi di intenso dolore, che almeno un giudice, terzo ed imparziale – concludono – possa condividere le nostre stesse perplessità in merito alla incompletezza delle investigazioni svolte, alla lacunosità degli elementi di prova raccolti ed ordinare alla competente Procura ulteriori e più dettagliate attività di indagine, molte delle quali da noi suggerite”.

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