Marino “provoca” Renzi: ho un’intelligenza media, mi dica lui dove mettere i rifiuti…
Matteo Renzi lo aveva già cazziato una volta pubblicamente per la sua abitudine malsana di andare a bussare di porta in porta piagnucolando sui problemi di Roma invece di risolverli. Ora il chirurgo Ignazio Marino, che sembra inciampato per sbaglio sulla poltrona di sindaco della Capitale, torna a piagnucolare a destra e a manca, stavolta per il problema dei rifiuti. «Siccome ho un’intelligenza media – dice piccato Marino – non riesco da solo a trovare la soluzione ma sono certo che ce ne sia una a cui tutti hanno pensato. Basta che il governo e il prefetto me la indichino e io la seguo». E qui a Renzi saranno fischiate le orecchie. Il medico ce l’ha un po’ con tutti. Con il procuratore capo di Roma Pignatone i cui pm hanno scoperchiato il pentolone dei rifiuti romani facendo scattare le manette ai polsi di diversi personaggi e, mettendo fine a un sistema marcio che andava avanti da anni ingrassando il portafogli di Manlio Cerroni, detto “il Supremo”, reuccio di Malagrotta e titolare della Co.La.Ri. i cui impianti di trattamento sono oggetto di un’interdittiva da parte dei magistrati romani perché materia di inchiesta. La discarica, simbolo delle nefandezze e delle porcate compiute in nome dell’ambientalismo sfrenato, ora è chiusa. E dunque Marino è andato a piagnucolare dal procuratore capo Pignatone perché, dice, non sa più dove mettere i rifiuti romani.
«Sono venuto ad esprimere la mia preoccupazione al procuratore Pignatone sull’ordinanza in scadenza perché prevenire è meglio che curare – sostiene Marino – È stato un incontro informale, ho presentato il problema e il procuratore ci ha ascoltato con grande interesse. Ora dirò le stesse cose anche al Prefetto».
Dopo l’ultimo cazziatone che il premier ha fatto al suo compagno di partito Marino sulla questione del Salva Roma c’è da scommettersi che ora Renzi si sta mordendo la lingua per non reagire e non rispondere a tono al sindaco questuante. Che ce l’ha anche con il ministro dell’Ambiente che non nomina un commissario per l’emergenza rifiuti e, per questo, è andato a bussare anche all’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani guidata dal suo compagno di partito Fassino: «Ho chiesto il sostegno all’Anci per Roma Capitale, e altri Comuni che hanno situazioni analoghe, per quanto riguarda le affermazioni del ministro dell’Ambiente che va rispettato nelle sue linee strategiche, ma è dell’idea di non nominare commissari».
«In una città come Roma – insiste il chirurgo dem – si è consentito per circa mezzo secolo che un solo soggetto gestisse lo smaltimento dei rifiuti, ora questo soggetto è stato arrestato, e tra i reati contestati ce ne sono alcuni che impediscono alla Pubblica amministrazione di avere rapporti con le sue aziende. Dove li conferisco così i rifiuti visto che adesso le istituzioni, nella figura del prefetto, dicono che non possiamo portarli in quelle aziende e il ministro dice che non si può nominare un commissario?». E qui la stoccata a Matteo: «Siccome ho un’intelligenza media non riesco da solo a trovare la soluzione ma sono certo che ce ne sia una a cui tutti hanno pensato. Basta che il governo e il prefetto me la indichino e io la seguo».
In realtà Marino getta sul tavolo un’opzione che mette davanti al bivio tanto il governo Renzi quanto il procuratore capo di Roma con un odioso ricatto: «Due sono le soluzioni: o Roma coperta di rifiuti o conferire in impianti di Cerroni». Marino non è certamente un uomo di media intelligenza, come si definisce. Per cui il “ricatto” lasciato cadere così con nonchalance rischia di inimicargli a vita l’ex-sindaco di Firenze alle prese con ben altri problemi che i rifiuti di Marino.