La débacle del “Supremo” Cerroni: arriva la condanna per il gassificatore. E il ministero gli “scippa” Malagrotta
Brutta giornata quella di oggi per il patron della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni: è stato condannato ad un anno di reclusione per le irregolarità legate al gassificatore di Malagrotta e, perdipiù, il ministro dell’Ambiente ha annunciato che nel decreto in arrivo per la soluzione dell’emergenza rifiuti a Roma vi sarà, con molta probabilità, una norma che prevede anche la requisizione degli impianti di trattamento dei rifiuti visto che a Roma quelli a disposizione fanno capo a Cerroni che è anche indagato dalla magistratura per la seconda tranche dell’inchiesta.La condanna di ieri è stata decisa dal giudice monocratico di Roma, che, per Cerroni, ha accolto le richieste del pm, Alberto Galanti, e ha anche inflitto una condanna ad otto mesi allo storico braccio destro del “Supremo”, Francesco Rando. L’accusa per i due imputati, entrambi coinvolti anche nell’inchiesta più ampia sulla gestione dei rifiuti nella Capitale, è quella di falso in atto pubblico.
I due sono stati invece assolti per un capo di imputazione relativo alla capienza del gassificatore. Cerroni e Rando, secondo l’accusa, avrebbero fornito dati non veritieri sulla reale capacità del serbatoio dell’ossigeno, tarato per 228 tonnellate a fronte di una soglia di pericolosità di 200 tonnellate. Nel gennaio scorso i comitati e le associazioni della Valle Galeria – vicino a Roma, zona in cui si trova Malagrotta, mega discarica chiusa di recente dopo 30 anni – erano tornati a chiedere di non riavviare il gassificatore. E l’assessore all’Ambiente del Campidoglio, Estella Marino, aveva detto che «probabilmente non ha alcun senso» ampliarlo e accenderlo. I timori dei residenti della Valle Galeria, dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, si erano concentrati su questo impianto, fermo dopo che, nel 2011, era terminata la fase per la messa in esercizio. Si tratta, affermavano, «di un impianto oramai obsoleto e quindi potenzialmente pericoloso, ad alto impatto ambientale, e probabilmente con autorizzazioni e dichiarazioni di conformità tutte da riverificare». I dati non veritieri sul gassificatore che secondo la Procura sarebbero stati forniti da Cerroni e Rando rappresentano un’accusa analoga a quella formulata nei capi d’imputazione dell’inchiesta maggiore, che ha portato il patron e altri 6 agli arresti domiciliari. In quel caso Cerroni e i suoi manager e collaboratori storici avrebbero «barato» – secondo i pm e il gip che ha concesso gli arresti – sulla quantità di rifiuti smaltiti a Malagrotta, per lucrare sui pagamenti degli Enti locali. Sia Cerroni che Rando sono stati, intanto, citati a giudizio assieme ad altri per l’inchiesta madre e il processo è fissato per il prossimo 5 giugno. Nell’attesa, come detto, probabilmente Cerroni si vedrà “scippare” il suo impianto di Malagrotta per far fronte all’emergenza rifiuti. «Nei prossimi giorni», ha annunciato il ministro dell’Ambiente, arriverà la soluzione per l’emergenza rifiuti a Roma poiché nel decreto legge Ambiente, che andrà a breve in Consiglio dei ministri, «c’è un articolo che rivede le procedure per le gestioni di emergenza nei vari Comuni» e, da questo punto di vista, «fra le ipotesi allo studio» c’è quella di «da inserire nel decreto anche la requisizione degli impianti visto che a Roma quelli a disposizione fanno capo a Manlio Cerroni indagato dalla magistratura».