In Siria ucciso dai terroristi padre Frans, l’ultimo gesuita rimasto a Homs

7 Apr 2014 19:24 - di Giovanni Trotta

Gruppi terroristici armati hanno assassinato a Homs, in Siria, padre Francis Van der Lugt in quartiere Bustan al-Diwan nella città vecchia. Una fonte presso la provincia ha detto al corrispondente dell’agenzia Sana che i terroristi hanno aperto fuoco, lunedì all’alba, su padre Francis presso il monastero dei padri gesuiti nel quartiere sopraccennato, portato alla sua morte immediata. L’anziano prete gesuita olandese era da tempo unico europeo rimasto nella martoriata città siriana. L’anziano gesuita aveva 75 anni e da oltre trent’anni viveva in Siria. Tre mesi fa aveva lanciato un disperato appello, tramite Youtube, perché venisse messa in salvo la popolazione di Homs ridotta alla fame dall’assedio. «Insieme ai musulmani viviamo in una situazione difficile e dolorosa e soffriamo di tanti problemi. Il maggior di questi è la fame», affermava padre Frans. «La gente non trova da mangiare. Niente è più doloroso che vedere le madri per strada in cerca di cibo per i loro figli. Non accetto che moriamo di fame. Non accetto che anneghiamo nel mare della fame, facendoci travolgere dalle onde della morte», continuava padre Frans, che concludeva: «Noi amiamo la vita, vogliamo vivere. E non vogliamo sprofondare in un mare di dolore e sofferenza». Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio scorsi, circa 1.400 persone sono state evacuate dalla città vecchia di Homs in base a un accordo raggiunto tra l’Onu e il governo siriano. Ma le condizioni umanitarie per i civili nella martoriata città rimangono drammatiche. «Muore così un uomo di pace, che con grande coraggio ha voluto rimanere fedele in una situazione estremamente rischiosa e difficile a quel popolo siriano a cui aveva dedicato da lungo tempo la sua vita e il suo servizio spirituale», ha affermato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo la morte nella città vecchia di Homs, dell’anziano prete gesuita olandese Frans van der Lugt. «Dove il popolo muore, muoiono con lui anche i suoi fedeli pastori», sottolinea Lombardi, anch’egli gesuita. Il portavoce vaticano conferma che padre Van der Lugt «è stato ucciso questa mattina a Homs: secondo la testimonianza avuta dai confratelli è stato prelevato da due uomini armati che lo hanno picchiato e poi ucciso con due colpi d’arma da fuoco alla testa. In questo momento di grande dolore – aggiunge -, esprimiamo la nostra partecipazione nella preghiera, ma anche grande gratitudine e fierezza per avere avuto un confratello così vicino ai più sofferenti nella testimonianza dell’amore di Gesù fino alla fine». Sulla crisi siriana intanto interviene il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, che dalle colonne del quotidiano diBeirut as Safir si è detto certo che «il governo siriano non cadrà e la Siria non sarà frammentata, Assad e i suoi alleati stanno vincendo la guerra». Nasrallah torna così a difendere l’impegno delle milizie sciite filo-iraniane a fianco delle truppe lealiste del presidente Bashar al Assad. «La fase del rovesciamento del regime o del rovesciamento dello Stato secondo me è terminata», ha detto Nasrallah in una rara intervista concessa alla stampa locale. «Il rischio di divisione (del Paese) è passato», ha aggiunto il leader sciita, affermando che i miliziani anti-Assad possono però continuare «una guerra d’usura». Circa l’impegno di migliaia di jihadisti sciiti a fianco delle truppe di Assad in Siria, Nasrallah ha affermato che «in Libano, anche tra i ranghi dell’opposizione (anti-Hezbollah), c’è un consenso per l’intervento di Hezbollah in Siria», visto come un modo per proteggere il Libano dai gruppi terroristi. Numerosi attacchi contro obiettivi di Hezbollah, dell’Iran e, in generale, sciiti, sono stati compiuti dall’estate scorsa a Beirut e in Libano. L’intervento militare di Hezbollah nella regione siriana a ridosso della frontiera libanese è stato giustificato come un’azione tesa a impedire l’ingresso di terroristi e di autobomba in Libano.

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