Il regime rosso del Venezuela “vieta” le proteste di piazza. Vargas Llosa: «Siamo alla follia»
In Venezuela la dittatura chavista, eterodiretta da Cuba, è al suo atto finale: il Tribunale supremo di Giustizia venezuelano ha stabilito infatti che la libertà di manifestazione pacifica non costituisce “un diritto assoluto” e dunque ogni manifestazione deve essere autorizzata dagli organismi competenti o, se non lo fosse, può essere legittimamente dispersa dalle forze dell’ordine. L’annuncio giunge alla vigilia di una manifestazione antigovernativa convocata dal movimento studentesco nel centro di Caracas, malgrado il sindaco Jorge Rodriguez non l’abbia autorizzata. La decisione dell’alta corte rappresenta un’interpretazione molto restrittiva dell’articolo 68 della Costituzione del Venezuela, secondo il quale “i cittadini hanno il diritto di manifestare, pacificamente e senza armi, senza altri requisiti se non quelli che stabilisca la legge”. Il Tribunale ha anche disposto che le autorità municipali sono obbligate a collaborare con le forze di sicurezza nazionale – polizia e Guardia nazionale bolivariana – per prevenire o disperdere manifestazioni non autorizzate. Due sindaci oppositori sono attualmente in carcere dopo essere stati condannati per non essersi opposti allo svolgimento di proteste antigovernative nei loro rispettivi comuni. Sul regime di Caracas interviene un’autorevole giudizio: lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa ha criticato in termini molto duri il governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusandolo di voler imporre nel Paese un modello politico «di un radicalismo anacronistico con una burocrazia impreparata che è condannata a fallire» e appoggiando il movimento studentesco e l’opposizione protagonisti delle proteste che si susseguono dallo scorso febbraio con un bilancio di 41 morti. «Sembra incredibile che un Paese come il Venezuela si stia impegnando per allontanarsi dalla modernità da 15 anni», cioé dall’inizio del primo mandato di Hugo Chavez, ha detto Vargas Llosa durante una conferenza in un think tank liberale a Caracas, aggiungendo che il progetto politico chavista mira a creare un tipo di socialismo «che ha dimostrato di essere un modello catastrofico». Il Premio Nobel per la Letteratura ha sottolineato che i volti che rappresentano davvero il Venezuela «non sono quelli di Maduro o di Diosdado Cabello (presidente del Parlamento, Ndr), bensì quelli di Leopoldo Lopez e Maria Corina Machado (dirigenti oppositori) e delle migliaia di studenti anonimi che dal Tachira (regione orientale del paese, Ndr) hanno cominciato a fare rotolare un piccola palla di neve che ora è diventata gigante e percorre tutto il Paese».