Detenuti ubriachi per festeggiare la Pasqua: a Lecce ne fanno le spese 9 agenti

21 Apr 2014 19:00 - di Redazione

Nove agenti di custodia sono rimasti lievemente feriti per sedare una rissa nel carcere di Lecce tra detenuti che «fruivano della socialità pasquale in regime di detentivo aperto». Ne dà notizia la segreteria generale del sindacato di polizia penitenziaria Cosp ricordando l’affollamento della casa circondariale di Lecce che ospita 1200 reclusi rispetto a una capienza di 671. Gli agenti hanno riportato ferite guaribili tra i due e i dieci giorni. Nella nota si sottolinea la «carenza di personale di polizia penitenziaria nei turni di servizio, situazioni di disagio umano che si avverte nelle giornate delle grandi festività nazionali da parte dell’intera comunità detentiva, lasciata solo sulle spalle dei Baschi azzurri sotto organico di 150 unità su 800 in forza negli organici del carcere». La maxi rissa sarebbe scoppiata tra detenuti leccesi e baresi (una sorta di derby penitenziario). Secondo la nota del sindacato di polizia Osapp «parrebbe che i detenuti fossero alticci». Sempre secondo l’Osapp, «gli agenti della polizia penitenziaria hanno faticato non poco per ristabilire la calma. Un detenuto ha tentato persino di impiccarsi ed è stato salvato in extremis dalla polizia penitenziaria prontamente intervenuta». Per Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, «la situazione sembra al momento nuovamente tranquilla ma la tensione resta alta anche perché il carcere di Lecce continua ad essere uno degli istituti con il minore numero di personale rispetto alla popolazione detenuta».

In una nota l’ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone e Mariolina Pizzuto, candidata alle Europee con Fratelli d’Italia nella circoscrizione meridionale, manifestano tutto il loro allarme. «Una maxi rissa e un tentato suicidio. È assurdo quanto accaduto nel carcere di Lecce. Esprimiamo la nostra solidarietà al personale della polizia penitenziaria, costretto ad operare, sotto organico, in una delle carceri più sovraffollate d’Italia. Da troppi anni la situazione è ben nota, ma da parte di chi dovrebbe dare le risposte siamo stati abituati solo alle parole. A questo punto sono improcrastinabili tutti gli interventi necessari per ristabilire l’agibilità del carcere».

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