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Dario Fo riappare sulla scena e offende Berlusconi. Ma è lui il vero “mistero buffo” d’Italia

Dario Fo riappare sulla scena e offende Berlusconi. Ma è lui il vero “mistero buffo” d’Italia

Il commento - di Francesco Signoretta - 9 Aprile 2014 alle 17:49

Rieccolo, con tutto il suo bagaglio artistico, un’offesa dietro l’altra, qualche pizzico di cattiveria qua e là, la supponenza che lo contraddistingue da tempo, la certezza che – qualunque cosa dica – c’è sempre la sinistra e la stampa amica a proteggerlo. Il vero Mistero Buffo è perché Dario Fo sia idolatrato, santificato, considerato un totem, un intoccabile. Di sicuro è inopportuno visto che, alla vigilia del giorno in cui qualcuno sogna di impallinare Berlusconi, ne approfitta per un’altra ondata di veleno. Il primo ad essere messo sotto accusa è Renzi: «Non è un rivoluzionario perché ha incontrato nella sede del uso partito il condannato per mettersi d’accordo». E aggiunge: «Si è incontrato con lo zozzone», una frase da coatto ma Dario Fo – per la sinistra – resta un grande intellettuale. Bontà loro. Ma il Premio Nobel (stranezze della vita e dei giurati) mette becco anche su cosa dovrebbe fare il Cavaliere in caso di servizi sociali: «Occuparsi di anziani per lui sarebbe una medicina straordinaria. Però dovrebbe occuparsi degli anziani con dei giovani ma che non siano allevati da lui. Lui – ha proseguito – è un anziano, ma non lo è soltanto per un fatto d’età. È che pensa anziano». Non è la prima volta che il signor Mistero Buffo si produce in perfomance di cattivo gusto. Ne ricordiamo qualcuna: «Berlusconi è il mai morto»; chi vota per il centrodestra è «sciocco» perché  «anche gli addormentati a un certo punto si svegliano e dicono: ma questo mi prende per il culo». E di Brunetta: «È sicuramente più basso nel pensiero che nel fisico». Guai a dire però qualcosa dell’intoccabile, e cioè di lui. Per fortuna è impossibile mettere il bavaglio al popolo del web, che gli restituisce pan per focaccia con una serie infinita di giudizi sferzanti. E Dario Fo ne esce con le ossa rotte, perché sul web non c’è il paracadute della stampa amica. 

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9 Aprile 2014 alle 17:49