Cristicchi va a Udine e gli antagonisti cercano lo scontro. Minacce di morte allo scrittore Buttignon che lo difende

11 Apr 2014 18:31 - di Redattore 54

Ormai è una dinamica collaudata: arriva Simone Cristicchi a presentare il suo libro Magazzino 18 (tratto dal recital sull’esodo degli istriani che sta incuriosendo e commuovendo il pubblico in tutta Italia) e si presentano gli antagonisti antifascisti a contestare, minacciare, insultare. È avvenuto in varie città nel silenzio complice della sinistra istituzionale e degli intellettuali poco interessati a difendere gli artisti liberi. Da ultimo a Udine, dove la gravità degli episodi è stata tale che anche la polizia sta seguendo da vicino gli sviluppi della vicenda.

Simone Cristicchi ha infatti presentato il suo libro alla Feltrinelli di Udine lo scorso 7 aprile (in serata ha fatto il suo spettacolo e la mattina dopo ha incontrato gli studenti) ed è stato accolto da un aggressivo volantinaggio organizzato dalla rete antifascista e antirazzista friulana (che si esprime tra l’altro attraverso il blog Marxisti del Nordest). Con Cristicchi lo scrittore Ivan Buttignon (autore dello studio Il verde e il nero sui fascisti che anticiparono l’ambientalismo e di Compagno Duce, un libro sul fascismo di sinistra) descritto nei volantini distribuiti come un pericoloso fascista nazionalista e collaboratore di CasaPound. Accuse ridicole, spiega Buttignon, che è un dirigente della Cgil e portavoce del sindaco Pd di Fossalta di Portogruaro. Ma la rete antifascista che si è messa in movimento non vuole sentire ragioni: Buttignon, prima dell’inizio della presentazione alla Felrtinelli, viene circondato e aggredito verbalmente. L’evento ha inizio lo stesso, in un clima turbato dalla continua opera di disturbo degli antagonisti, i quali ritengono anche di sghignazzare e deridere gli oratori quando lo stesso Buttignon spiega che il nonno è stato un partigiano delle brigate Garibaldi e che la sorella del nonno fu uccisa dalle SS. Durante la presentazione vengono accettati diversi interventi dal pubblico ma alla fine dell’evento Alessandra Kersevan, una professoressa che dirigeva le contestazioni in sala, urla contro Cristicchi accusandolo di avere messo in piedi un “teatrino”, una “pagliacciata”, una “messinscena”. Gli irriducibili del negazionismo sulle foibe si sono dati da fare anche quando il pubblico è uscito dalla libreria, minacciando un ragazzino di neanche sedici anni rivolgendogli intimazioni inequivocabili: “Esci forza che ti massacriamo di botte!”. A Buttignon hanno indirizzato gesti altrettanto eloquenti: lo hanno invitato a uscire facendogli segno, con l’indice teso a mo’ di lama di coltello, che gli avrebbero tagliato la gola. E non erano ragazzini: avevano dai 25 ai 50 anni. Tutti adulti e vaccinati, insomma. Persino un dirigente della sinistra locale dinanzi a questa scena ha avuto un sussulto di indignazione e ha definito schifosa la contestazione. Dell’episodio presto si parlerà anche nel consiglio regionale del Friuli. Ma non è finita qua: stamane Buttignon ha trovato sul parabrezza della sua Punto un foglio a quadretti con una scritta eloquente: “Revisionista schifoso hai i giorni contati”.

“Né io né Cristicchi – spiega Buttignon – ci aspettavamo una reazione così insensata, c’è mancato pochissimo perché la situazione degenerasse, nonostante la presenza della Digos. Credo che in Italia siamo ancora legati a tabù che riguardano verità nascoste e che alcuni ritengono ancora tabù intoccabili. Sia io sia Cristicchi siamo di sinistra ma siamo difesi dalla destra e non dall’altra parte politica, il cui silenzio non ha scusanti. E non è che questi antagonisti ci accusano di revisionismo, ma proprio di essere fascisti. Ciò che più mi addolora è il silenzio degli intellettuali che dovrebbero invece supportare il meraviglioso lavoro che Cristicchi sta facendo”.

Sul blog Marxisti del Nordest la serata di Udine viene descritta invece come la recita strappalacrime di un ideologo neoirredentista (Cristicchi) e come ricostruzione faziosa ad opera di uno scrittore (Buttignon) per compiacere i “came-ratti” (così li chiamano) di CasaPound. Questi ultimi erano presenti alla libreria Feltrinelli e si sono comportati in modo responsabile, evitando ogni forma di scontro con gli esagitati antagonisti che contestavano (nonostante i ripetuti insulti ricevuti dai compagni, che li chiamavano “scarafaggi”).  E chissà se la rete degli antagonisti non voleva proprio cercare lo scontro fisico, con la scusa del “revisionismo”, per resuscitare un clima seppellito ormai più di trent’anni fa. Per fortuna a Udine non è accaduto nulla (ma restano le gravissimi minacce a Buttignon) ma domani? E quando dovrà attendere ancora la sinistra per condannare con parole chiare iniziative violente e censorie contro un artista reo solo di voler raccontare la sofferenza di migliaia di italiani?

 

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