Occorre rifondare il centrodestra con le primarie e il placet del Cav
Tra le tante risposte che daranno le elezioni europee del prossimo 25 maggio ci sarà anche quella sullo stato di salute del centrodestra italiano. Fino ad oggi c’è stato un leader forte e incontrastato come Silvio Berlusconi, uno o più partiti a fare da colonne portanti della coalizione e chi ha dissentito è stato garbatamente o sgarbatamente messo alla porta.
Dopo un ciclo durato venti anni oggi il centrodestra si presenta diviso, confuso, azzoppato e senza strategia e programma comuni. Il Cavaliere è interdetto e non potrà candidarsi e quasi certamente non potrà fare campagna elettorale, sia in caso di affidamento ai servizi sociali sia in caso di arresti domiciliari. All’assenza del leader si aggiungono strategie diverse: c’è chi vuole il voto subito e chi nel 2018, chi sta al governo con il Pd e chi all’opposizione, chi sull’Ucraina tifa Putin e chi tifa Obama, chi è europeo e chi anti-europeo. Insomma, il centrodestra odierno sembra una Babele dove qualcuno deve riordinare idee, programmi e alleanze.
Se il quadro della coalizione appare già complicato non sembra essere migliore quello dei partiti. Forza Italia non solo non ha portato un rilancio rispetto al Pdl, ma le lotte intestine politiche e personali stanno creando un corto circuito che potrebbe costar caro elettoralmente. La Lega ha superato con difficoltà la fine della parabola di Bossi e la stagione degli scandali, ma ha problemi seri in Piemonte, dove ha visto sgretolare il suo governo regionale, e in Veneto, dove lo scontro tra Zaia e Tosi rischia di penalizzarla alle urne. Il Nuovo centrodestra di Alfano doveva rappresentare la novità che poteva prendere il testimone del vecchio Pdl, un partito capace di mettere assieme culture diverse alternative alla sinistra, piantato saldamente nel centrodestra ma veramente nuovo nei programmi e nel linguaggio politico. Passata la luna di miele garantita dalla stampa a chi contrasta Berlusconi, la spinta di Ncd si è affievolita e Alfano ha serie difficoltà a sventolare la bandiera del centrodestra stando al governo col Pd e ad apparire davvero nuovo presentandosi alle elezioni europee in tandem con l’Udc di Casini. In questo modo il ministro degli Interni passa per alleato della sinistra, permettendo a Berlusconi di metterlo all’indice degli elettori di centrodestra, e assieme a Casini fa sembrare la sua operazione più vicina al vecchio centrismo che al nuovo e moderno centrodestra. Infine Fratelli d’Italia non è riuscito ancora ad intercettare la destra di Alleanza Nazionale, che potrà sperare di recuperare in campagna elettorale utilizzando al meglio il simbolo di An avuto in uso.
In questo contesto è evidente che il responso delle europee offrirà anche un’istantanea di un centrodestra anemico, ingiallito, bisognoso di una rifondazione che andrebbe fatta con il placet di Berlusconi e con vere primarie aperte per selezionare la classe dirigente. Se ciò non dovesse avvenire rischieremmo di vedere avverata la profezia di Indro Montanelli, per cui dopo la stagione di Berlusconi la destra sarebbe finita ai margini della politica italiana per un lungo periodo, così come dopo la fine del fascismo. Speriamo che le europee portino consiglio.