L’ex sindaco di Pistoia nei guai: è accusato di aver rubato un giocattolo al supermercato

12 Mar 2014 17:18 - di Redattore 89

Rinviato a giudizio con l’accusa di furto aggravato. La procura di Pistoia apre un nuovo capitolo giudiziario nei confronti dell’ex sindaco Renzo Berti del Pd, già nei guai per alcune vicende legate alla sua amministrazione decennale. Stavolta il fatto ha un carattere tutto privato e gli inquirenti lo hanno considerato così grave da procedere d’ufficio: Berti avrebbe rubato una macchinina giocattolo in un supermercato. L’episodio risale al dicembre 2012. L’ex sindaco, tornato alla sua professione di medico, era a fare la spesa con la famiglia. Al momento di pagare, su segnalazione della sicurezza, fu fermato alla cassa e trovato con il “malloppo” nella tasca della giacca. Spiegò che probabilmente era stato il figlio più piccolo a prenderla, dopo che lui ne aveva respinto gli assalti perché la comprasse. Le cronache locali raccontano di un padre che pagò i dieci euro dell’intera confezione di macchinine, mortificatissimo per quella brutta figura. Non vi fu denuncia e non fu neanche allertato il direttore, ma la storia fu rilanciata da un blog e la procura decise di approfondire. Ne sono scaturite indagini per scovare quell’ex amministratore di cui non era stato indicato il nome, un interrogatorio di due ore e quell’accusa di furto aggravato, che consente la procedura d’ufficio e che è stata giustificata con il danneggiamento della confezione in cui le macchinine erano quattro. Secondo quanto riporta La Nazione, Berti, che dovrà comparire in udienza il primo luglio, è intenzionato a patteggiare per «mettere la parola fine a una vicenda penosa e non perché non ci siano gli elementi, fondati, per potersi difendere». «Preferiscono uscirne così, invece che fra cinque o sei anni», si legge ancora sul quotidiano che ha sentito l’ex sindaco e i suoi avvocati. Berti non è nuovo ai guai giudiziari: è stato rinviato a giudizio per omessa denuncia nell’ambito di un’inchiesta su appalti truccati ed è finito nel mirino della Corte dei conti per un presunto danno erariale al Comune dovuto ai compensi del suo capo di gabinetto e del suo portavoce. Si tratta di fatti piuttosto gravi, che però agli occhi dell’opinione pubblica rischiano di finire ridimensionati proprio per la vicenda della macchinina. Quale credibilità, infatti, può avere una procura che si impegna con tanta pervicacia su un incidente di quel tipo? E, ancora, tanto zelo quanto costerà ai contribuenti? E, poi, in un contesto di arretrato cronico, quale altro procedimento poteva essere affrontato al posto del furto aggravato di micro-macchinina? Su quali indagini si potevano impegnare gli investigatori che hanno interrogato il personale del supermercato e messo sotto torchio l’ex sindaco? Ognuno di questi interrogativi, tanto più perché suscitato da una vicenda risibile, rimanda al tema enorme della riforma della giustizia e dei poteri della magistratura, che il Pd in primis si è sempre rifiutato di affrontare, facendo prevalere l’anti-berlusconismo su qualsiasi parvenza di buon senso. Ora a farne le spese è un suo ex amministratore e dirigente locale di lungo corso. Un ex sindaco che con questa disavventura potrebbe ben entrare in quell’aneddotica del quotidiano tanto cara a Renzi. Chissà che il premier non decida di farne una bandiera per quella riforma della giustizia annunciata per giugno e, ormai, davvero non più rinviabile.

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