Il Senato dà il via libera al compromesso sulle quote rosa e formalizza l’asse Pd-Ncd-FI

20 Mar 2014 12:08 - di Valeria Gelsi

Dopo la tormentata seduta di ieri, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge sulle europee, che introduce la parità di genere dal 2019. La legge è passata con 155 sì, 58 no e 15 astenuti, confermando il dato politico della vigilia: la nascita di un asse tra Pd, Ncd e FI. Lo stallo sulle quote rosa, infatti, è stato superato grazie all’intesa tra i tre partiti, che

si sono accordati per una piccola modifica da introdurre immediatamente come norma transitoria, rimandando gli interventi più pesanti alla prossima tornata elettorale per Bruxelles. Dunque, a maggio si va al voto con le regole fissate fin qui, con l’unica novità dell’annullamento della terza preferenza in caso non rispetti l’alternanza fra i generi: si possono ancora votare due uomini, ma se c’è una terza preferenza deve andare a una donna e viceversa. La proposta iniziale della legge, invece, era che «nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso» ovvero se nell’ambito delle tre preferenze previste ne venivano espresse due queste dovevano essere necessariamente una per un uomo e una per una donna. Inoltre, la legge, sostenuta da un ampio fronte trasversale, guidato dalle senatrici di tutti i partiti, chiedeva la parità tra uomo e donna nel numero dei candidati. Le misure restano, ma sono state posticipate al voto che si svolgerà tra cinque anni. Uno slittamento deciso su pressioni del Ncd e di FI, in virtù del principio per cui non si cambiano le regole del gioco mentre il gioco è in corso. Fuor di metafora, il problema che è stato posto è che la campagna elettorale per le europee, di fatto, è già in corso e liste e accoppiate in molti casi sono state già stabilite, senza tenere conto delle esigenze di genere. È un portato dei meccanismi di voto delle europee e, in particolare, delle macro-circoscrizioni che accorpano più regioni. I candidati di una regione si mettono in tandem con quelli di un’altra regione, in modo da fare da traino l’uno per l’altro. In molti casi, hanno spiegato i promotori del compromesso, gli accordi sono stati già trovati tra due uomini. Il dato più interessante, però, resta quello politico, perché Pd, Ncd e FI hanno respinto i tentativi degli altri partiti di mantenere il testo com’era o, per lo meno, di riportarlo in Commissione e hanno sostanzialmente costituito una nuova maggioranza, diversa da quella di governo, che sta facendo da testa d’ariete anche sulle altre riforme. Dopo essere riusciti a far superare l’impasse sulle quote rosa, infatti, i tre partiti hanno fatto asse anche sugli altri punti del pacchetto: in commissione Affari costituzionali si è già accelerato sulle Province, con tanto di seduta notturna, e ora si guarda alla riforma costituzionale del Senato e del Titolo V, e infine, si metterà mano all’Italicum.

 

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