Brunetta “resuscita” il suo sito per denunciare gli sprechi della Rai

4 Mar 2014 13:00 - di Valerio Pugi

«Dopo l’oscuramento, Raiwatch rinasce con www.tvwatch.it»: lo annuncia Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera e membro della commissione di Vigilanza Rai, in una conferenza stampa a Montecitorio dopo la decisione del Tribunale di Bologna che due mesi fa aveva accolto il ricorso urgente dell’Azienda di viale Mazzini contro il provider del sito internet, contestando il nome stesso del sito, che appunto conteneva il termine “Rai”. Aperto in settembre con l’intento di contrastare una televisione pubblica troppo sbilanciata a sinistra, www.raiwatch.it – ricorda Brunetta – «era nato per rendere pubblici gli atti di sindacato ispettivo di parlamentari e le risposte della Rai a interrogazioni e quesiti preposti da componenti della commissione di Vigilanza Rai. Tutti atti che ora riproponiamo, allo stesso modo, sul nuovo sito, continuando a batterci per una Rai totalmente trasparente. Ora però – attacca Brunetta – se la Rai vuole oscurare anche questo sito, se la deve prendere direttamente con me, perché questo sito è mio ed è intestato a me. Non è un battaglia contro la Rai, che è di tutti, ma contro un modo di gestione opaco, non trasparente e intimidatorio, che offende i cittadini». Secondo il capogruppo di Forza Italia, è stato «folle a aberrante» l’oscuramento di un sito che «puntava alla trasparenza sull’attività e sulla gestione del servizio pubblico». Da qui la decisione di “resuscitarlo” trasformandolo in tv watch ma «riproponendone integralmente» i contenuti. Brunetta annuncia poi un’interrogazione «sui compensi dei dipendenti Rai, compresi i collaboratori. Anche qui – puntualizza – non si opera contro la Rai, ma contro una gestione opaca e personalistica» del servizio pubblico». L’oscuramento di Raiwatch risale ad un paio di mesi fa, su disposizione del Tribunale di Bologna, secondo cui era stata utilizzata impropriamente la parola “Rai”, marchio della tv pubblica che è da proteggere. L’ordinanza del giudice non colpiva il diritto di critica, ma si concentrava invece sulle prerogative industriali che avrebbe leso il sito voluto da Brunetta.

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