Scoppia il caso Barracciu: indagata per peculato in Sardegna, promossa sottosegretario
Francesca Barracciu, indagata per peculato, non può governare la Sardegna. Ma può fare il sottosegretario. È il criterio tutto singolare del Pd di Matteo Renzi e del suo governo. L’ex assessore alla Sanità della Regione Sardegna nominata oggi ai Beni culturali come vice di Dario Franceschini, aveva vinto le primarie del partito nell’Isola per sfidare il governatore Ugo Cappellacci alle elezioni regionali, ma era stata costretta a rinunciare per motivi di opportunità politica. Al suo posto era stato chiamato Francesco Pigliaru, che poi ha vinto le elezioni. «Perche la Barracciu non poteva presentarsi alle primarie Pd in Sardegna ma può fare il sottosegretario? Il governo merita meno prudenza?», ha chiesto su Twitter Guido Crosetto di Fratelli d’Italia. Una domanda che si stanno ponendo in tanti in queste ore, anche all’interno della maggioranza. Il braccio di ferro sulla Barracciu aveva mandato seriamente in fibrillazione il Pd sardo. L’accusa di peculato, che l’europarlamentare nuorese condivide con una sessantina di ex colleghi consiglieri regionali, sarebbe stata infatti la classica spada di Damocle sulla sua testa, qualora fosse stata eletta governatore della Sardegna: la legge Severino «punisce» con la sospensione gli eletti alle assemblee pubbliche che abbiano incassato anche la sola condanna di primo grado. Da qui, le pressioni per farle fare un passo indietro. A non convincere i pm sui rimborsi elettorali c’era soprattutto una spesa: quei 33mila euro alla voce «carburante», spesi nel periodo tra il 2006 e il 2009. Un rifornimento apparentemente da Formula Uno che invece i legali della parlamentare nuorese ritengono congruo: pari a circa mille chilometri al mese che avrebbe percorso sulle strade della Sardegna per attività istituzionali. In attesa di una risposta definitiva della magistratura, il ciclone giudiziario aveva offuscato il successo netto ottenuto dalla Barracciu alle primarie regionali: 52mila elettori infatti le avevano dato il loro sostegno già al primo turno. L’europarlamentare nuorese, dopo un lungo braccio di ferro con i dirigenti regionali e nazionali, aveva chiesto un confronto diretto con Matteo Renzi. Solo dopo un incontro con la sua segretaria aveva finalmente deciso di rinunciare. Il risarcimento era una poltrona da sottosegretario?