Oltre le staffette e le rottamazioni, pensiamo al futuro delle giovani generazioni

13 Feb 2014 18:44 - di Giovanni Centrella

In questa cruciale giornata interamente dedicata alla politica, uno sguardo sulla realtà non può far male.

I dati odierni della Bce sul lavoro dimostrano che dall’avvio della crisi finanziaria nell’area euro il tasso di disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni) risulta più elevato rispetto a quello dei lavoratori di altra età (oltre i 24 anni). In Italia nella prima fascia  stiamo raggiungendo la soglia del 40 per cento (già superata secondo l’Istat). Tra il 50 e il 60 per cento in Grecia e in Spagna, al 40 anche Portogallo e Cipro, al 30 per cento in Irlanda”. Ci stiamo preoccupando del futuro dei nostri ragazzi ai quali non basterà uscire dai confini del nostro Paese per trovare un serio lavoro?

Poi vengono il maltempo e il dissesto idrogeologico. Mentre in Italia la Protezione Civile e l’Esercito sono impegnati a fronteggiare le conseguenze di almeno 12 alluvioni, in Inghilterra decine di migliaia di case sono senza luce. E’ stato infatti l’inverno più piovoso degli ultimi 250 anni. Si sta manifestando nella sua drammaticità non solo la scarsa attività di prevenzione, e quindi di pianificazione, verso la messa in scurezza del territorio, ma anche l’altrettanto scarsa attività di informazione-formazione verso i cittadini in tema di calamità naturali. L’entità dei danni è enorme e non può non nascere un serio di battito sul tema sia in Italia sia in Europa. Ma a tutti gli effetti questo dibattito non esiste almeno in casa nostra. Si contano i danni e le vittime, ma continuiamo a dividerci e a combattere tra di noi su questioni che non hanno alcuna diretta rilevanza sulla realtà quotidiana. Forse perché – molti penseranno – sono troppe in tempo di crisi le risorse da destinare e da investire in innumerevoli piccole, medie e grandi opere, ma sarebbero comunque inferiori a quelli conseguenti agli effetti delle devastazioni ancora sotto i nostri occhi.

E’ assurdo continuare a preoccuparsi solo di conti pubblici e di debiti sovrani, tuttavia continuiamo incessantemente a farlo.

Inutile dire che stiamo commettendo un grandissimo errore di valutazione e che, a pagarne le conseguenze, saranno solo ed esclusivamente le generazioni future.

Segretario Generale Ugl 

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