Nuovo “avvertimento” di Renzi a Letta: «Quando sento parlare di rimpasto, prendo e scappo»

8 Feb 2014 20:49 - di Corrado Vitale

Letta tenta di rompere l’accerchiamento, ma Renzi lo incalza implacabilmente: è questo lo schema che verrà replicato, con ogni probabilità, fino al 20 febbraio, giorno della fatidica direzione del Pd, quando verrà decisa la sorte del governo. L’ultima bordata Matteo l’ha lanciata da Cagliari, durante la convention per sostenere il candidato del centrosinistra alla regionali del 16 febbraio, Francesco Pigliaru: «Quando sento parlare di rimpasto, prendo e scappo e mi rinchiudo nelle cose concrete». Neanche l’idea di Letta di blindarsi nel “bunker” di Palazzo Chigi salendo al Colle lunedì 10 febbraio risparmia il premier dal bombardamento renziano. Già nella mattinata di sabato 8 febbraio, alla notizia che Letta si sarebbe incontrato con Napolitano, il segretario del Pd aveva commentato con il suo classico,  tagliente sarcasmo: «Era ora!».  A sua volta, il premier aveva inviato al segretario, da Sochi,  un monito in chiave sportiva, ricordando come lo sport – e la politica – non si praticano con gli «one man show» ma giocando in squadra.

Insomma, è lecito aspettarsi che il duello tra Letta e Renzi si faccia sempre più duro in vista dell’ordalia del 20 febbraio. A essere sulla difensiva è sempre il premier, incalzato e sfiancato dai continui stop and go di Renzi: una stoccata e, immediatemente dopo, una ritirata, e poi ancora una nuova stoccata, cui segue regolarmente una fulminea ritirata. Di giorno in giorno, si assottiglia inoltre la schiera degli amici di Letta, dentro e fuori il Pd. Quella vecchia volpe di Osvaldo Napoli scorge però un’insidia di fondo nella strategia del segretario Pd: alla fine, la “lentezza” di Letta potrebbe essere più fruttuosa della “velocità” di Renzi. L’esponente di Forza Italia spiega il concetto scomodando l’antica filosofia greca: «Renzi e Letta rischiano di trovarsi come Achille e la tartaruga nel paradosso di Zenone. Renzi-Achille è dieci volte più veloce della tartaruga-Letta. La quale parte con dieci metri di vantaggio. Achille sta per raggiungerla ma la tartaruga nel frattempo ha fatto un centimetro. Achille fa un centimetro, la tartaruga fa un millimetro, così all’infinito. A complicare la vita di Renzi, sta il fatto che la tartaruga-Letta è ferma e immobile. Renzi l’ha raggiunta e si trova nel campo di gioco a lungo cercato. Entrarci per lui significa disputare un’altra partita senza abbandonare quella delle riforme. Con il rischio, quindi, di complicarsi entrambe le partite».

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