Musica rock per torturare i detenuti di Guantanamo: una band canadese chiede 500mila euro agli Usa

8 Feb 2014 12:21 - di Redazione

Un gruppo canadese di musica industrial-rock, gli Skinny Puppy, ha presentato una fattura da 666mila dollari (circa 500mila euro) al governo degli Stati Uniti, dopo aver scoperto che i militari americani hanno usato alcuni loro brani per torturare prigionieri nel supercarcere della base militare Usa di Guantanamo, a Cuba. «Abbiamo inviato la fattura per i nostri servizi musicali considerando che hanno usato la nostra musica senza che lo sapessimo e l’hanno usata come un’arma contro qualcuno», ha detto il tastierista del gruppo, Cevin Key, alla Ctv News. I componenti del gruppo si sono sentiti “offesi” nell’ apprendere che la loro musica è stata suonata nella prigione di Guantanamo per «infliggere danno» ai detenuti, e stanno ora considerando la possibilità di tentare una causa legale, ha aggiunto.

Nel discorso di fine gennaio sugli Stati dell’Unione, il presidente Barack Obama ha ribadito la necessità che il 2014 diventi l’anno della chiusura della prigione. Impegno preso sin dal primo anno della sua presidenza, nel 2008, ma mai rispettato. Dei 155 detenuti di Guantanamo, circa 75 sono stati giudicati idonei per un trasferimento o per il rimpatrio. Una ventina di altri sono invece stati incriminati, o si prevede che lo saranno, per crimini di guerra, e quindi saranno processati da una corte militare. Gli altri circa 60, considerati combattenti nemici, sono ancora “sotto esame” per stabilire se possano essere trasferiti, premesso che gli Usa devono esser certi che non rappresentino più una minaccia. Si tratta di una valutazione che è stata affidata a una speciale commissione nominata da Obama, che anche ieri ha esaminato il caso di un detenuto yemenita, Ahmed Wahab al Rahabi, che ha 34 anni e da 12 è a Guantanamo senza processo e che potrebbe ottenere luce verde per il rimpatrio. E anche in questo caso non è detto che tornerebbe presto nel suo Paese, considerato che a Guantanamo ci sono già 56 yemeniti che hanno avuto l’ok per il rimpatrio, alcuni anche da quattro anni, ma che sono ancora lì a causa delle carenti condizioni di sicurezza nello Yemen. E ci sono poi anche cinque detenuti accusati a vario titolo per gli attacchi dell’11 settembre 2001 che sono attualmente sotto processo. Ma sono problemi che devono essere superati, perché, ha affermato il presidente Obama gli Stati Uniti combattono il terrorismo «non solo attraverso l’intelligence e le azioni militari, ma anche rimanendo fedeli agli ideali della nostra Costituzione, e stabilendo un esempio per il resto del mondo».

Commenti

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  • GIORGIO MARIA BORGATO 5 Gennaio 2018

    . . invece che porsi delle domande sulla qualità del proprio prodotto , il tastierista batte cassa .
    Penso che chiunque abbia dovuto ascoltare quella musica suo malgrado , come può accadere a madri e fratelli di ragazzi rockettari , potrebbe , visto l’uso a scopo di tortura , chiedere un rimborso al congiunto .