La tregua nel Pd è già finita. E Letta non resta a guardare
Il cantiere della sinistra si riapre. Dubitiamo che si sia mai chiuso. Comunque dopo l’ascesa di Renzi, l’inquietudine ha ripreso prepotentemente a minare gli assetti che si erano appena stabiliti. I silenzi di Rosy Bindi, la loquacità di D’Alema, il disappunto di Fioroni che non voterà la proposta di portare tutto il Pd sotto le bandiere del Pse, i “distinguo” di Epifani e le aperte contrarietà dei lettiani dicono tanto sul conflitto che in atto (ma minimizzato) nel Pd e che potrebbe sfociare in clamorose iniziative a cui in tanti stanno pensando ed in molti lavorando.
Tra i più attivi, come si sa, c’è Pippo Civati. Ma anche Fassina non se ne sta quieto e sullo sfondo Barca guarda con interesse a quanto si muove a sinistra del suo partito. L’espulsione dei quattro dissidenti dal gruppo del Movimento Cinque Stelle, cui presto – si dice – seguiranno le dimissioni di altri parlamentari che non ne possono più della gestione autocratica del duo Grillo-Casaleggio, ha rianimato le speranze di chi – a cominciate proprio da Civati – non fanno mistero di costituire un’alternativa al Pd (per ora solo parlamentare), di sinistra-sinistra, per intenderci, con i fuoriusciti “grillini”, gli insofferenti democrat ed alcuni esponenti di Sel. Sarebbe un guaio per il governo, ma anche uno stimolo ad una sinistra che sembra addormentata dopo che Renzi l’ha narcotizzata a puntino.
Se riuscirà il tentativo è presto per dirlo. E francamente ci sembra prematuro ipotizzare una maggioranza di centrosinistra, come leggiamo sul “Fatto quotidiano”, auspice proprio quel Civati che dopo aver minacciato fiamme e fuoco alla vigilia della fiducia al governo, poi l’ha disciplinatamente votata.
Che alla sinistra, nella sua intierezza, manchi il “quid” è risaputo. Tuttavia le turbolenze che da un anno almeno ne segnano la travagliata esistenza (parlamentare e non) sono sintomi che contribuiscono a far ritenere che la geografia politica prossima ventura sarà sensibilmente modificata. In attesa anche delle determinazioni di Enrico Letta che, francamente, sotto lo stesso tetto di Renzi non ce lo vediamo, sempre che il governo duri naturalmente. E’ probabile che s’inventerà qualcosa, si mormora. E tra un polo di sinistra-sinistra ed un altro probabile di sinistra-centro, che fine fa il centrosinistra organico, incarnato al momento dal premier-segretario, gonfio di contraddizioni e di disperazioni che per quanto timide non possono più essere nascoste?
All’interrogativo per ora non c’è risposta. Ci limitiamo a segnalare che il sistema è sempre sull’orlo dell’implosione a cui non c’è legge elettorale che possa porre rimedio. O i partiti di ristrutturano e ritrovano motivazioni ed identità o saranno sempre più deboli fino a certificare la loro impotenza.