La prima “passerella” di Renzi è nella scuola multietnica di Treviso. Con le prime contestazioni

26 Feb 2014 11:54 - di Redazione

Ha scelto una scuola media del Nord est della periferia di Treviso  come prima passerella da premier. Come annunciato puntualmente su Twitter, questa mattina Matteo Renzi è volato all’istituto Coletti di San Liberale, per stringere le mani a ragazzi, prof e dirigenti scolastici tra sorrisi e battute: quasi un assaggio di campagna elettorale on the road. La visita alla scuola “multietnica” con un’altissima percentuale di figli di immigrati  inaugura il tour nelle “realtà territoriali italiane” annunciato da Renzi  nel suo intervento alle Camere.  Accompagnato dai ministri dell’Istruzione, Stefania Giannini, e del Lavoro, Giuliano Poletti, nella Marca trevignana il premier ha annusato il primo venticello di contestazione, soprattutto a fine mattina quando davanti a Palazzo Rinaldi viene accolto al grido di “buffone buffone” mentre volano arance. Oltre al nugolo di giornalisti e fotografi davanti ai cancelli della scuola Coletti Renzi ha trovato due manifestazioni spontanee: da una parte il presidio dei militanti di Forza nuova che sventolano tricolori e canticchiano lo slogan “Dopo Monti e Letta ecco Renzi la terza marionetta!”; dall’altra la protesta di genitori e operatori scolastici contro i tagli alla scuola. Ce l’hanno soprattutto con la riduzione del personale addetto alle pulizie e con le classi pollaio: striscioni colorati, megafoni,  un cartellone con tanti palloncini disegnati dai bambini e la scritta «Basta taglia, viva la scuola!», un altro che recita “Basta vandali il govenro ruba le risorse alla scuola”. «I nostri bimbi studiano su banchi sporchi, giocano in mezzo alla polvere e agli acari, ho visto insegnanti costretti a spazzare in terra nei saloni delle mense», dice una mamma arrivata da Venezia. Tante mamme sorridenti e preoccupate sono arrivate a San Liberale per farsi sentire, perché vogliono che Renzi sappia, che mantenga l’impegno preso in diretta televisiva nel giorno della fiducia. Per ora non si sbilanciano e aspettano i fatti, perché il popolo veneto è gente concreta, che non ama le parole.

Renzi torna tra i banchi di scuola per quasi un’ora tra chiacchiere, battute, ascolti e fotografie con lo smartphone. «Sono la vostra pausa tra la campanella e la ricreazione», dice per rompere il ghiaccio prima di fare l’annuncio del giorno: «Ogni settimana andrò nelle scuole ad ascoltare le richieste e poi torno a Roma con i compiti a casa». In perfetto stile renziano, il premier bambino annuncia a insegnanti e alunni che nei prossimi giorni aprirà una casella di posta per ascoltare richieste e problemi. Vuole cambiare verso anche qui (è il suo pallino) e fare dell’educazione scolastica «un punto di ripartenza del Paese». Ma il tempo è tiranno: un’ora, “nobilitata” dall’inno di Mameli cantato con gli studenti, può bastare per conquistare le prime pagine locali e aggiornare la pirotecnica galleria fotografia pronta a inondare la rete. Il tour nella Marca trevignana prosegue con l’incontro con i sindaci e il governatore del Veneto, Luca Zaia, ai quali promette che farà vedere i sorci verdi alla Germania («da qui al 17 marzo quando avremo il bilaterale con Angela Merkel andremo con le idee chiare sul piano del lavoro e con il jobs act pronto»). E per finire l’abbraccio agli operai martoriati dell’Electrolux.

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