La “Mafia” conquista la Spagna… a tavola. Il brand del Padrino diventa un business
È il business, bellezza, e nel suo nome tutto è possibile. Anche spendere il marchio di Cosa Nostra per sponsorizzare una catena di ristorazione. Succede in Spagna dove la gente fa la fila per sedersi e farsi “sfamare” dalla Mafia. “Benvenuto nella nostra grande famiglia” è l’invito che i ristoranti riservano ai propri clienti entrati nel club che conta 36 locali e 40 mila iscritti in tutto il Paese e punta ad allargarsi oltreconfine. Lo rileva il sito di Repubblica dopo aver “inviato” sul posto Attilio Bolzoni. «Sono diventato socio di un club che si chiama “La Mafia” – racconta il giornalista – ho fatto domanda d’iscrizione, fornito i miei dati personali (nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di cellulare)- e messo la mia firma su una scheda. Fra un paio di settimane riceverò anche una tessera, una carta fedeltà. Mi hanno comunque assicurato che già posso considerarmi uno di loro». La follia di pessimo gusto che fa del padrino un marchio di qualità è tutta documentata dal videoreportage pubblicato on line. «Mi hanno detto che siamo più di quarantamila, credo (e spero) di essere l’unico italiano. Per far parte di questo circolo dal nome tanto lurido e sinistro sono dovuto andare in Spagna, prima a Madrid e poi a Saragozza». Purtroppo lo stereotipo che lega il made in Italy alla triade “pizza, mandolino e mafia” produce risultati che lasciano senza parole. Preoccupato il commento dellq Direzione nazionale antimafia che teme il rischio che i giovani «finiscano per emulare le gesta criminali dei boss siciliani».
Il web anche in questo caso si divide tra chi ironizza, chi incassa con filosofia e chi si indigna. “Che vi piaccia o no nel mondo l’Italia è più conosciuta per la mafia che per la Ferrari. Italiano mafiano dicevano a Praga ventanni fa, colpa nostra di averla fatta diventare la più grande azienda italiana” è uno dei tanti post a commento della notizia. Ma c’è anche chi si chiama fuori per ragioni di gusti culinari (“vivo in Spagna, ne ho uno non molto distante da casa a Granada. Non ci sono mai andato un po’ per disinteresse del cibo “italiano” fatto dagli spagnoli, un po’ perché in effetti ristorante la mafia mi fa un po’ senso”) o chi vorrebbe un sussulto di dignità nazionale e scrive “è come se in Italia avessimo un ristorante chiamato Eta e sotto Los etarras se sientan en la mesa…..sai quanto si arrabbierebbero?”. Infine c’è chi, come Merlo, sposta i riflettori sulle “grandi inchieste di repubblica, sempre sul pezzo…. saranno 10 anni che esiste”.