La madre della picchiatrice di Bollate dice: “Mia figlia non è un mostro”. La ragazza picchiata: mi minacciano di morte

10 Feb 2014 21:17 - di Francesco Severini

La madre di Sara, la vittima, non parla. La madre della picchiatrice, la Giovi, cerca di riparare ciò che non è riparabile e concede le sue confessioni al Corriere.it. Parliamo degli adulti coinvolti nel disgustoso pestaggio di Bollate. Un caso nazionale. Un video che ha avuto una diffusione virale (e che finalmente è stato rimosso) e che oltre a mostrarci una bulla in azione, ha fotografato indifferenza, sopraffazione, guardonismo privo di ogni codice di civiltà. Dunque la madre della bionda picchiatrice di sedici anni rivela i suoi “tormenti”: «Quello che ha fatto mia figlia è indescrivibile. Io mi sento una nullità come genitore, in questo momento. La nostra famiglia vive un incubo». E dice anche che il profilo della figlia è stato chiuso dai carabinieri e gli altri che sono stati aperti sono falsi e lì arrivano minacce e insulti ai quali una finta Giovi risponde baldanzosa, rivendicando le botte date. «Quello che è accaduto è gravissimo. Mia figlia ha sbagliato e pagherà nelle sedi opportune. Quando sarà possibile incontrarci, io cercherò di scusarmi con la famiglia dell’altra ragazza – dice la madre della Giovi -. Ma quello che mi ha fatto più male è stato il comportamento degli amici presenti: loro dovevano fermarla. E allo stesso modo, la persona che ha filmato non doveva mettere il video su Internet, ma andare a consegnarlo ai carabinieri, perché mia figlia giustamente pagasse per ciò che ha fatto». Poi però la mamma desolata arriva a giustificare: «Mia figlia non è un mostro e mi fa orrore che persone adulte si scaglino contro una ragazza di 15 anni senza neppure conoscere la nostra famiglia. Io sono separata da 13 anni, ho cresciuto i miei due ragazzi con gli stessi valori. Purtroppo non con lo stesso risultato. Ma la rissa è avvenuta dopo tante provocazioni, non per un ragazzo, come si è detto. Mia figlia è irruenta, non le puoi mettere i piedi in testa, ma non è arrivata a fare quello che ha fatto di punto in bianco. So di minacce e insulti che riceveva da giorni. Abbiamo anche le registrazioni e abbiamo assunto un legale per tutelarci. Ora speriamo solo che tutto questo clamore finisca presto e che la verità sia ristabilita in altra sede». Dunque è stata “provocata”, perché non è tipo da fare di punto in bianco una “rissa”, che poi è un’aggressione.

Sembra di essere dinanzi ad un’abile strategia comunicativa (di certo suggerita) per gestire con meno danni possibili una vicenda che ha ferito non solo Bollate ma l’intero Paese. E ciò dopo che i giornali avevano scritto che la madre aveva accompagnato la Giovi a compiere la sua bravata aspettandola in macchina mentre “puniva” la nemica a calci e schiaffi (circostanza negata dall’interessata). Che il clima sia tutt’altro che pacificato lo dimostrano però le poche parole dette a Social Channel della ragazzina picchiata: “Mi minacciano, un’amica di lei ha detto che se finisce in comunità per me è pronta la bara”. Neanche Sara va a scuola. Anche la famiglia di Sara non vive più. Racconta la zia: «Sara non aveva rubato nessun fidanzato a Giovanna, ma in realtà aveva difeso un’amica più fragile e indifesa che da un po’ sta con l’ex fidanzato di Giovanna. Da giorni c’erano diverbi anche telefonici tra le ragazze, ma nessuno poteva sospettare l’epilogo. È stato un vero e proprio agguato, organizzato da Giovanna con altri amici che si sono presentati fuori scuola di Sara, che andava a fare un corso di teatro pomeridiano. Erano lì che la aspettavano con i telefonini già pronti a riprendere. Non erano pochi, dietro al ragazzo che riprendeva c’erano altri 30-40 presenti. Sara ha ematomi e contusioni, ma più che altro è molto provata psicologicamente. E’ molto delusa dalle amiche che non l’hanno difesa. La famiglia della ragazzina che ha difeso si sente molti in colpa, siamo in contatto con loro e Sara non andrà a scuola per un po’. Il fatto scioccante è che Sara non aveva raccontato nulla alla famiglia, per cui lo abbiamo saputo in maniera traumatica. Io ero in casa e mia figlia di undici anni ha gridato vedendo il video sul computer, ho cercato di toglierglielo subito ma ormai aveva visto la sua cuginetta quattordicenne picchiata fuori scuola. La mamma di Sara, Rita, è stata chiamata dalla preside e una volta fuori scuola, una mamma le ha fatto vedere il video sul telefonino. Sara ha solo 14 anni, non sedici come si è detto. E’ solo una ragazzina, non è neppure riuscita a reagire per la paura. Ora la mamma non vuole parlare con nessuno, le tv le stanno assillando, vorrebbero essere lasciate in pace». Due le famiglie che non vivono più. Solo che in una c’è una vittima, in un’altra c’è chi ha aggredito e anche con una sconcertante dose di ferocia. E nel buonismo indifferenziato di genitori falliti e di figli che non sono “mostri” ma ci somigliano molto non può essere dispersa ogni responsabilità, né si può perdere di vista la sostanza di ciò che è accaduto.

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