In Inghilterra anche il divorzio finisce nella spending review

27 Feb 2014 17:04 - di Valeria Gelsi

Accordi prematrimoniali per legge e un calcolatore di Stato per stabilire come debbano essere spartiti i beni tra coniugi. Li prevede una proposta di legge per semplificare la vita a chi decide di divorziare, presentata dalla Law Commission britannica al premier David Cameron. Secondo il Daily Telegraph, la proposta, che ricalca un modello già in uso in Canada, sarebbe stata accolta positivamente dal governo, che punta così a snellire anche il ricorso ai tribunali fino a immaginare, all’orizzonte, il divorzio senza giudice. In qualche modo, anche questa misura si connota come un portato della crisi, che permetterebbe non solo ai cittadini di risparmiare, ma anche allo Stato di razionalizzare al meglio i tagli alla giustizia realizzati dall’esecutivo. La tendenza al divorzio “fai da te” in Gran Bretagna è già in atto e, a inizio gennaio, ne dava conto un’inchiesta di The Indipendent. L’articolo riferiva del boom di siti di consulenza, i cui costi sono infinitamente inferiori a quelli di un legale vero e proprio, e spiegava che molte coppie ormai si presentano al giudice senza l’assistenza di un avvocato. In questo un ruolo lo ha avuto anche la spending review che, decurtando i fondi per la giustizia, ha tagliato l’assistenza legale pagata dallo Stato. La fine di un matrimonio, però, non è solo un fatto contabile. Ci sono le implicazioni emotive, che portano a perdere ragionevolezza, che difficilmente si potranno dirimere attraverso parametri e calcolatori e che spesso coinvolgono anche i figli. Non a caso, la stessa inchiesta del quotidiano britannico riportava la storia di un padre che senza aiuto legale non sarebbe riuscito a vedere i propri figli. «L’idea che io e mia moglie avremmo potuto arrivare al divorzio tramite la mediazione è risibile: non ci vedevamo e non ci parlavamo», ha detto l’uomo, commentando l’ipotesi – formulata da un portavoce del ministero della Giustizia – di una legge che introducesse quell’istituto al posto della causa di divorzio. Figurarsi, quindi, un eventuale giudizio sui contratti prematrimoniali e sul calcolatore di beni che sono ora allo studio. A questo, poi, vanno aggiunge le questioni etiche, sollevate dai gruppi religiosi e al centro delle proteste sulla proposta della Law Commission. L’accusa è, in sintesi, che con un iter burocratico semplificato si finirebbe per incentivare i divorzi. «In passato quando abbiamo semplificato la legge in materia tutto quello che è sucesso è stato un aumento dei divorzi», ha detto Andrea Williams, a capo del Christian Legal Centre. In realtà, a ben vedere, la proposta allo studio, per come è stata presentata, sarebbe funzionale solo nei casi di divorzi pienamente consensuali e senza figli. Quindi, in una ristretta minoranza di casi. Ciò non toglie, però, che nell’immaginario collettivo possa comunque avere un effetto di banalizzazione tanto del matrimonio quanto del divorzio.

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