Il senatore Rossi compra una pagina su un giornale: «Non voterò la fiducia a Matteo per come si è comportato con Letta…»

24 Feb 2014 10:36 - di Antonella Ambrosioni

Non è che la fiducia a una persona si possa dare così a cuor leggero. Anche le valutazioni umane hanno un peso in politica, anzi sono determinanti in alcuni casi. Lo sono sicuramente per il senatore centrista, ex Scelta civica, Maurizio Rossi, che non voterà la fiducia a Matteo Renzi per motivi consegnati in un articolo sul Secolo XIX , del quale ha comprato un in’intera pagina di pubblicità per spiegare la sua posizione. «Io non parteciperò al voto, non mi sento di votare questo governo, non mi sento di votare la fiducia a una persona di cui non mi fido». Alla faccia della sincerità. Chi si aspettasse motivi politici definiti, divergenze in materia economica o su qualche punto del programma rimarrebbe deluso. Spiega Rossi: «Come senatore sarò chiamato a votare la fiducia o a non votarla ad una persona che ha tolto la fiducia ad un’altra per prenderne il posto, anche dopo aver assicurato questi che poteva stare tranquillo», scrive. Il riferimento è all’ormai celebre tweet di Renzi – “Enrico stai tranquillo” –  inviato all’ex premier dopo essere stato nominato segretario del Pd. Un sigillo negativo per Renzi, visti gli sviluppi della vicenda a Palazzo Chigi, un atteggiamento che non lo ha messo in buona luce nell’opinione comune. Un voltafaccia che anche in rete è costato a Renzi una valanga di insulti e di battute. Per questo sorprende piacevolmente che un sentire comune sia diventato una discriminante di voto per qualcuno. «Posso votare una persona che ho visto comportarsi molto male con un’altra persona? – continua il senatore – E posso votare addirittura la “fiducia” ad un presidente del consiglio che si è comportato come si è comportato con l’ex presidente del Consiglio per soffiargli il posto?». Un ragionamento sul filo ella lealtà dei comportamenti che non fa un grinza. Renzi è inaffidabile, è la sintesi del suo discorso. «Da italiano mi auguro ovviamente che il prossimo governo abbia successo. Nel corso della legislatura potrò valutare di volta in volta come votare sempre e comunque nell’interesse del Paese e della mia regione». Ma la fiducia no, è un’altra cosa.

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