Il ridicolo balletto dei ministri sulla scuola: io metto il bonus, io lo tolgo, io lo rimetto
Persino il principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, amplifica i piccoli aggiustamenti, gli stop and go, le marce indietro, i ripensamenti, le piccole vendette nel settore della scuola: dalle colonne del quotidiano milanese, il neoministro dell’Istruzione Stefania Giannini (Scelta civica) annuncia i “cambiamenti” che vuole intraprendere per migliorare scuola e università.
Sì al bonus maturità, dunque. Introdotto da Francesco Profumo (governo Monti) era stato cancellato da Maria Chiara Carrozza del governo Letta, in una sorda guerricciola: il problema, secondo l’attuale ministro, «non era il bonus in sé; ma il fatto di aver cambiato le regole in corsa». E quindi si ripristina il bonus di Profumo così, per una questione di principio e di riaffermazione proterva. Per Giannini, che insegna all’università, è importante che la carriera scolastica conti: «Lo studente non deve andare all’università vergine, ignorando tutto quello che ha fatto prima: il voto di maturità non è altro che la sintesi di ciò che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica». Minuzie, come si vede, rispetto a quella che sarebbe una riforma della scuola autentica. Minuzie, e per di più totalmente inutili e inapplicabili: sì, perché in ogni caso, per quest’anno non se ne parla perché il bando per l’accesso alle facoltà a numero chiuso è ormai già pubblicato. Quanto al ciclo breve di studi (4 anni anziché 5), che il suo predecessore aveva introdotto in alcuni licei con l’intenzione di estenderlo a tutte le scuole superiori, la Giannini non mostra entusiasmo, quindi attendiamoci un ennesimo cambiamento delle regole, destinato poi a essere vanificato al prossimo giro di valzer e di governo. «Rivisitazione», questo l’eufemismo utilizzato dal neoministro, alla “riforma” della scuola media. Per reclutare il personale docente, secondo l’ex rettrice dell’univeristà di Perugia, «le scuole, come strutture pubbliche che devono rendere conto delle scelte che fanno, possono prendere decisioni e assumere chi credono, e poi in base a queste scelte essere valutate». Fine dei concorso, quindi. Ne vedremo delle belle. Il ministro sembra non tener conto del fatto che nel settore ci sono ben 120mila precari. «È una situazione drammatica – ammette – la conosco bene perché ho amici cinquantenni ancora in attesa di supplenze. Ma si può curare il male antico introducendo sistemi per non rigenerarlo», spiega in modo piuttosto misterioso. Perde peso, invece, nell’istruzione immaginata da Stefania Giannini, la tecnologia: «Ho l’idea che se spariscono i libri non va bene, deve esserci anche un contatto con la dimensione cartacea della cultura»… e su questo possiamo concedere il beneficio del dubbio. Contrari al bonus gli studenti della varie organizzazioni: per l’Unione degli universitari, «il bonus è motivo ed elemento di discriminazione per le migliaia di studenti che ogni anno provano i test. Inoltre, è il sistema d’accesso nel suo complesso che va superato, un possibile reinserimento del bonus andrebbe solo a peggiorare un sistema discriminatorio che già di per sé abbiamo dimostrato non funzionare». Per la Rete degli studenti medi, «il disastro causato dal bonus maturità è sotto gli occhi di tutti e la sua riproposizione sarebbe un errore incredibile. L’esame di stato è, già di per sé, un sistema ingiusto, che crea disuguaglianze e non valuta a fondo il percorso individuale di ogni singolo studente, caricarlo di ancora maggiori responsabilità facendolo incidere nell’accesso all’Università è una follia bella e buona. Il Ministro, che nelle sue dichiarazioni ha anche accennato alla necessità di una riforma dei cicli, deve però capire da subito che non è possibile procedere senza ascoltare gli studenti». La richiesta di essere ascoltate come rappresentanze studentesche era già stata fatta lunedì direttamente al premier Matteo Renzi.