Gigliola Cinquetti: da piccola fan di Prodi a musa ispiratrice di Matteo

24 Feb 2014 21:16 - di Guido Liberati

Nel discorso d’insediamento Massimo D’Alema lesse uno stralcio di un discorso di Aldo Moro, Mario Monti citò per primo Konrad Adenauer. In tempi più recenti, Enrico Letta ha scomodato Cesare Beccaria. Matteo Renzi ha citato invece Gigliola Cinquetti. Il riferimento alla canzone Non ho l’età, quando Sanremo era davvero Sanremo, è anche l’omaggio indiretto agli artisti della sinistra pop, quelli che quando optavano per il Psi di Craxi venivano etichettati come “nani e ballerine” ma che nel Pci prima e nel suo partito erede oggi assurgono al ruolo di nobili pensatori. Il meccanismo è sempre lo stesso. Il cantante che, prima di venire arruolato dalla sinistra rimedia sberlieffi (vedi il caso di Jovanotti), appena brucia il suo incenso all’altare della sinistra italiana, rende belle pure le sue canzonette. In questa parabola è finita Gigliola Cinquetti: da quando è salita sul carrozzone della sinistra è divenuta la madrina degli italiani. Nel 2005, alle primarie del Pd, era salita sul Tir giallo di Romano Prodi per incitare i «compagni e le compagne» a votare il Professore. Uscito di scena lui, non solo ha perso i suoi contratti come conduttrice in Rai, ma ha dovuto puntare su un nuovo cavallo. Prima Rosy Bindi, adesso Matteo Renzi. «È stato divertente e carino, sono contenta che questo possa essere un talismano per avere un’azione di governo efficace». L’età di Renzi non preoccupa la Cinquetti, che proprio da giovanissima, ad appena 16 anni aveva trovato il successo esattamente cinquant’anni fa con l’ormai celeberrima Non ho l’età: «RenzI? Una piacevole novità, soprattutto per la volontà che ha dimostrato» Quindi, al nuovo premier e a tutta la sua squadra, che dovrà far ripartire il paese dopo anni di crisi economica e politica, vanno i suoi migliori auguri perché è arrivato il momento di «lasciare che la speranza ritorni e prenda il posto della depressione». Detto da una che per vent’anni ha fatto il tifo per Prodi non è di grande auspicio.

 

 

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