Copilota etiope dirotta il volo Addis Abeba-Roma, arrestato a Ginevra

17 Feb 2014 10:55 - di Redazione

Era piena notte quando ha approfittato del momento in cui il suo comandante è uscito dalla cabina per andare in bagno. E’ stato a quel punto che il copilota etiope 31enne del volo del volo di linea ET-702 dell’Ethiopan Airlines, con a bordo 193 passeggeri fra cui 138 italiani e un bambino, decollato da Addis Abeba alle 00:30 locali e diretto a Roma, dove sarebbe dovuto atterrare alle 04:40 locali per poi andare a Milano e che in quel momento stava sorvolando il Sudan si è chiuso la porta della cabina alle spalle, impedendo al comandante di rientrare, ha agguantato la cloche e ha cambiato rotta, deciso a dirottare il volo per poi chiedere asilo politico in qualche paese europeo.
Un gesto che ha messo in allarme diversi Paesi europei: in quel momento, era notte fonda, molti scali sono stati allertati – l’aeroporto di Ginevra è stato chiuso al traffico aereo – e si sono alzati in volo immediatamente i caccia intercettori delle diverse forze aeree del Mediterraneo, fra cui due caccia dell’Aeronautica militare italiana fatti decollare immediatamente dalla base di Gioia del Colle e che, sullo spazio aereo della Sicilia, nei pressi di Siracusa, hanno raggiunto il velivolo scortandolo poi su tutto lo spazio aereo italiano. Già all’altezza della Sicilia, tuttavia, il dirottatore-copilota che non ha mai manifestato alcuna intenzione ostile ha notificato l’intenzione di atterrare a Ginevra per fare il pieno di carburante e quindi i Caccia italiani hanno scortato il velivolo fino in Francia, consegnandolo a due intercettori francesi che lo hanno poi costretto ad atterrare allo scalo ginevrino di Cointrin alle ore 06,05 dove il dirottatore ha tentato un’ultima, disperata, fuga calandosi con una corda dal finestrino della cabina antenriore ma è stato subito bloccato e, quindi, arrestato.
L’Unità di crisi della Farnesina ha seguito la vicenda fin dall’inizio, attraverso il console generale a Ginevra, che si era recato in aeroporto, rimanendo costantemente in contatto con le autorità a bordo. I passeggeri sono stati fatti scendere e poi interrogati, alcuni di loro sono stati anche perquisiti per timore che fra loro potesse nascondersi anche qualche complice del dirottatore.
Momenti di tensione si sono avuti quando il comandante del velivolo, che aveva lanciato l’allarme dirottamento, ha tentato di rientrare in cabina. E’ stato a quel punto che il copilota del volo dell’Ethiopian Airlines ha minacciato di far cadere l’aereo se il pilota non avesse smesso di tentare di entrare nella cabina di pilotaggio. Il velivolo in più occasioni ha iniziato a ballare, mentre si sentivano rumori provenienti sempre dalla cabina di pilotaggio. E’ quanto spiegato da Francesco Cuomo, 25 anni, uno dei 138 passeggeri italiani a bordo. «Il tutto è cominciato verso mezzanotte e venti ora italiana quando l’aereo ha cominciato a ballare e i passeggeri si sono svegliati – ha ricordato Cuomo, che è un giovane economista specializzato nello sviluppo economico dei Paesi africani -. Il pilota intimava di aprire la porta della cabina di pilotaggio e ha cercato di sfondarla senza riuscirci. Lì si è capito che qualcosa di grave stava accadendo». «A questo punto è stato diffuso un messaggio dagli altoparlanti in un inglese stentato, ma si è capito chiaramente la minaccia di far cadere l’aereo – ha aggiunto il giovane -. Quindi si sono sentiti nuovi rumori e colpi e sono scese le mascherine per l’ossigeno. Poi la situazione si è normalizzata anche se c’era una forte tensione fra tutti».
«Pensavo che il copilota fosse impazzito, da quello che ho capito il pilota è stato chiuso fuori dalla cabina di pilotaggio mentre era andato in bagno. Il dirottamento è cominciato mentre eravamo ancora in Sudan. Poi mi sono reso conto di essere fuori dall’Italia riconoscendo le Alpi. Quando abbiamo iniziato a girare sopra Ginevra ci sono stati momenti di forte paura».
«I passeggeri – è il racconto – sono stati fatti scendere uno a uno dal velivolo e sono stati fatti sedere per terra, e non sui sedili, degli autobus per motivi di sicurezza. Poi sono stati soccorsi allo scalo di Ginevra. Qui è stata data la colazione ed i primi supporti psicologici. Quindi sono iniziati gli interrogatori per capire esattamente quello che era accaduto. A Ginevra – ha concluso Francesco Cuomo – l’organizzazione è stata perfetta, tutti sono stati molto gentili e ci hanno messo a disposizione subito le linee telefoniche per avvisare i familiari».

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