Che strano, c’è un’altra trasmissione della Rai che “coccola” gli esponenti del Pd…

6 Feb 2014 18:32 - di Franco Bianchini

Ancora su Rai3. la rete “rossa” per volere divino. Ancora una denuncia di faziosità. L’ennesima conferma che la sinistra considera la par condicio un affare tutto suo. A creare polemica è la rubrica settimanale del Tgr Ambiente Italia, in onda ogni sabato sulla terza rete del servizio pubblico. L’accusa – «palese violazione del princìpi del pluralismo» – è stata lanciata dal gruppo di Forza Italia alla Camera, in un’interrogazione al presidente della Vigilanza, Roberto Fico.  I numeri parlano chiaro, nelle 17 puntate finora andate in onda da ottobre 2013 al primo febbraio 2014 sono state così suddivise: 9 ospiti appartenenti al Partito democratico (due volte Andrea Orlando, due volte Ermete Realacci, Enrico Rossi, Maria Chiara Carrozza, Stefano Esposito, Erasmo D’Angelis, Massimo Cialente), un solo esponente dell’allora Popolo della Libertà (Nunzia De Girolamo, oggi del Nuovo Centrodestra) , un esponente di Sel (Renata Briano), un esponente di Scelta Civica (Ilaria Borletti Buitoni), un esponente del Nuovo Centrodestra (Marco Flavio Cirillo). C’è poco da ribattere, le cifre sono queste e rendono evidente la disparità di trattamento. «È evidente – si legge nell’interrogazione – un forte squilibrio nelle presenze degli ospiti politici a favore del centrosinistra e in particolar modo del Partito democratico, a danno di tutte le altre forze politiche che non trovano, pertanto, un’adeguata rappresentazione. L’assenza di ospiti di diversa sensibilità politica e culturale va indubbiamente ad inficiare la qualità della trasmissione, per quanto riguarda i principi cardine del pluralismo, dell’imparzialità, dell’obiettività, della completezza dell’informazione, ancor più delicati alla luce dei temi ambientali e di tutela del territorio, oggetto della trasmissione». I parlamentari chiedono pertanto al presidente e al direttore generale della Rai, Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, e all’AgCom di intervenire al fine di garantire e ripristinare i principi, evidentemente violati, del pluralismo. Ma il rischio è che si trovi la solita “scusa” per giustificare la mancata par condicio. Perché la Rai da servizio pubblico si è trasformata in servizio privato del Pd.

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