Nuovo esecutivo: alfaniani soddisfatti, ironie da destra. La Russa: «Partorito un topolino». Matteoli: «Governo dell’alta finanza»

21 Feb 2014 21:44 - di Guglielmo Federici

Molte ombre poche luci. Le reazioni dei partiti alla squadra di governo lascia parecchie perplessità e se Angelino Alfano, confermato al ministero dell’Interno su twitter commenta «molto bene la squadra. Il Nuovo Centrodestra non poteva chiedere o desiderare di più», di parere diverso è Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, che “punge” il neo-premier e stigmatizza il sigillo del Colle: «Renzi due ore da Napolitano con la lista dei Ministri…Mezz’ora per illustrarla, un minuto per cestinarla, il resto per la dettatura», scrive su Twitter. Parla di un esecutivo deludente il senatore di Forza Italia Altero Matteoli. «La politica stasera è inginocchiata come prima a poteri altri che non rispondono ai cittadini. Chi si aspettava da Renzi discontinuità e la riscossa della politica resta molto deluso. Economia, Lavoro, ministeri chiave nel contesto in cui viviamo, sono stati assegnati da Renzi, al pari di quanto avevano fatto Monti e Letta, a tecnici che con la politica non c’entrano nulla». «A ciò si aggiunga – continua- una lista dei ministri costruita come nella prima Repubblica con il manuale Cencelli, le interferenze plateali dell’alta finanza e l’evidente scarsa sintonia tra Renzi ed il capo dello Stato, visto il colloquio durato quasi tre ore, ed il quadro non è dei migliori. Lunedì ascolteremo al Senato le dichiarazioni programmatiche di Renzi e vedremo se essere ancor più preoccupati per il futuro del Paese. Più “attendista” è Paolo Romani di Forza Italia: «Lunghe consultazioni per un risultato figlio dell’equilibrio di forze che sostengono il governo, ma che presenta non pochi tratti innovativi. Resta inconsueto conoscere prima la squadra di governo degli impegni programmatici. Attendiamo, dunque, che il presidente Renzi esponga alle Camere il programma per verificare quanto della spinta innovativa che ha sfiduciato il governo Letta si concretizzi in un reale impegno per il Paese». Giudizio negativo su tutta la linea è quello della Lega. «A controllare l’economia italiana arriva un altro amico delle banche, un tifoso dell’Euro e delle tasse: Lega pronta a dar battaglia. Unica nota positiva di questa farsa è la scomparsa della Kyenge, ministro inutile come sempre denunciato dalla Lega», dichiara il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini. Gli fanno eco Roberto Cota, governatore del Piemonte ed Enrico Zaia, presidente del Veneto, lamentando entrambi l’assenza nella squadra di Renzi di personalità venete e piemontesi, o comunque espressione delle istanze territoriali del nord. «Questo dimostra come Roma tratti le Regioni da periferia dell’impero. È  un pessimo inizio ed è anche evidente che la nostra gente non potrà sopportare a lungo sprechi e spreconi». Se Fabrizio Cicchitto, Ncd, non si sbilancia e giudica il nuovo governo «interessante» e con una certa «ambizione innovativa», fischi sonori arrivano dal M5S che parla di «montagna che ha partorito un topolino. La verità è che siamo di fronte all’ennesimo governo Napolitano», si legge in una nota del Movimento Cinque Stelle della Camera. Il Napolitano III non seduce Sel ( «assenti gli effetti speciali annunciati da Renzi», dice Vendola) ma non scalda i tutti i cuori nemmeno all’interno del Pd: «Buon lavoro a Renzi. Tuttavia, il salto di qualità atteso rispetto al governo Letta è difficile da riconoscere», commenta Stefano Fassina. «Grande preoccupazione per la scuola pubblica e per lo sviluppo economico». Più duro Pippo Civati, che avverte: «Renzi sta facendo di tutto per farsi votare contro. Maria Carmela Lanzetta aveva votato contro il governo in Direzione nazionale. Ora entra nel nuovo esecutivo come ministro. Le faccio gli auguri, ma non ne sapevo nulla. Né da Renzi, né da lei. Nessuno ha ovviamente inteso avvisare me o i componenti della delegazione “civatiana” in direzione nazionale», scrive su Facebook, aggiungendo caustico che «per il resto,non sapevo che dopo Gianni e Enrico ci fosse anche un Matteo Letta. Bis. Il rimpasto mi fa venire le bolle». Il “sigillo” lo appone La Russa, FdI, che ragiona così: «Ieri il cambio del presidente del consiglio è stato deciso in una direzione del Pd. Oggi, mentre il Ncd mantiene i suoi tre dicasteri, gli avvicendamenti al governo sono tutti interni al Pd.  Semplificando si può affermare che la Direzione del Pd decide tutto».

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