Rifiuti nel Lazio, ora si scava nei rapporti fra Cerroni e la politica. L’imbarazzo dell’ex ministro Edo Ronchi

11 Gen 2014 14:28 - di Redazione

Ora fanno tutti finta di non conoscerlo. O di conoscerlo a malapena. Eppure “il Supremo” ovvero l’avvocato Manlio Cerroni, ossessionato dall’idea di perdere il business dei rifiuti, dall’alto dei suoi cumuli di monnezza, trattava, disponeva, organizzava, blandiva. E pagava. Un reuccio del pattume. Tutto per continuare a mantenere in piedi il sistema di clientele e relazioni politico-sociali che gli consentiva di gestire l’appalto milionario.
Prende il volo il troncone dell’inchiesta della Procura di Roma che riguarda i rapporti fra Cerroni e i politici. Che lo ricevevano. E, in qualche caso, prendevano soldi. Un terzo livello. Che ora prende le dovute distanze dal “mostro”.
L’ex-ministro dell’Ambiente, il verde Edo Ronchi, cade dalle nuvole quando gli si fa notare che la sua Fondazione per lo Sviluppo sostenibile di cui è presidente si è trovata fra le mani un finanziamento – «una donazione liberale», ci tiene a sottolineare Ronchi – da parte della società Colari di Cerroni. Nessuna domanda sul perché Cerroni avrebbe avuto interesse a finanziare la sua Fondazione.  «Nessun condizionamento da una della tante donazioni liberali utilizzate per finanziare studi e ricerche della Fondazione per lo sviluppo sostenibile», si affretta a dire l’ex-ministro dell’Ambiente. La società Colari, di Manlio Cerroni, «come centinaia di altri in questi anni – ci tiene a dire Ronchi – ha fatto una donazione liberale alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. In ogni caso, né la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, né il sottoscritto hanno mai svolto alcuna attività illecita a favore dell’avvocato Cerroni».  Resta l’imbarazzo. E il sospetto che ora la magistratura voglia andare a fondo su questi finanziamenti e sulle strategie dell’avvocato 87enne che non disdegnava di cercare sponde per i suoi affari.
Era sempre lui, attraverso l’ex-presidente della Regione Lazio, il socialista Bruno Landi, a supportare i gruppi ambientalisti  e di cittadini di Corcolle che si ribellavano all’ipotesi dello spostamento della discarica in quell’area scelta dalla giunta Polverini. Per forza, Cerroni non era proprietario della terreno. E dunque quel sito, pure se identificato dal prefetto Pecoraro attraverso uno studio approfondito della cattedra di ingegneria ambientale dell’Università di Tor Vergata, doveva, nei piani del “supremo”, essere scartato a tutti i costi. Di qui l’idea di mandare in avanscoperta come ambasciatore l’ex-presidente della Regione Lazio per sostenere i comitati anti-discarica di Corcolle. Tanto che anche la “sommossa popolare” che si scatenò avrebbe, come deus ex-machina, proprio il potente imprenditore.
Perfino dietro ai furibondi attacchi che portarono alle dimissioni il prefetto Pecoraro, investigatori e magistratura lasciano intravedere l’asfissiante strategia tentacolare di Cerroni. Lo stesso Pecoraro ora ammette, con amarezza, di aver avuto la netta sensazione di essere circondato di interlocutori che altro non erano se non portavoce dell’imprenditore accusato ora dai pm romani di associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato.
Cerroni sarà sentito nel corso della settimana entrante dai magistrati romani con i quali gli avvocati dell’imprenditore, Bruno Assumma e Giorgio Martellino, quest’ultimo figlio dell’ex-pm della Procura di Roma, Cesare Martellino, hanno concordato appunto l’audizione. Poi, via via, davanti ai magistrati sfileranno tutti gli altri: da Bruno Landi a Luca Fegatelli e a Raniero De Filippis e così via.
Ora sono in molti a chiedere una verifica sia sulle autorizzazioni avute da Cerroni, sia sui rapporti che ha intessuto intensamente in questi ultimi trent’anni monopolizzando la raccolta dei rifiuti.
Sollecitato da Francesco Storace a prendere una netta posizione sulla vicenda schierando apertamente la Regione Lazio nel processo che si aprirà contro la cricca della monnezza costituendosi parte civile, Nicola Zingaretti raccoglie l’invito: «Quando ci sarà il processo, la Regione Lazio è pronta a costituirsi parte civile».

 

 

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