Obama sdogana la marijuana: «È come l’alcol». Ma forse sta già pensando alle elezioni di medio termine

20 Gen 2014 12:26 - di Valeria Gelsi

Barack Obama sdogana la marijuana. «Non credo sia più pericolosa dell’alcol, in termini di impatto per l’individuo consumatore», ha detto in una lunga intervista alla rivista New Yorker, in cui però ha anche chiarito di considerarla «un’abitudine sbagliata, un vizio non troppo differente da quello delle sigarette che ho fumato per un periodo piuttosto ampio della mia vita da adulto». «Ho detto alle mie figlie – ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti – che è una cattiva idea, uno spreco di tempo e per nulla salutare». Le dichiarazioni di Obama arrivano a poche settimane dalla legalizzazione dell’uso di cannabis a scopi ricreativi in due Stati dell’Unione, il Colorado e lo Stato di Washigton, e all’interno di un ragionamento ad ampio spettro sulla sua presidenza e sugli obiettivi da raggiungere prima che finisca. A dicembre si celebreranno le elezioni di medio termine e Obama, che al midterm del 2010 perse la maggioranza alla Camera, vi arriva con lo spettro di un’altra sconfitta. La sua popolarità è scesa sotto il 40% dopo il pasticcio organizzativo intorno all’Obamacare, che nei giorni di Natale ha lasciato senza assistenza medica un gran numero di americani. È dunque in questo contesto che il presidente Usa sceglie di parlare della marijuana, da un lato senza tentazioni paternalistiche ma dall’altro caricando l’argomento di valenze sociali e politiche che trascendono la questione droga. «Non possiamo mettere in galere dei ragazzi, quando probabilmente coloro che hanno scritto quella legge per cui sono in arresto hanno fatto la stessa cosa», ha detto Obama, ricordando, «come è stato ampiamente pubblicizzato in questi anni», di aver fumato erba da ragazzino. Per questo, ha aggiunto, le leggi approvate in Colorado e nello Stato di Washigton «sono importanti». Ma tra la prospettiva della galera e la legalizzazione esiste tutto uno spettro di possibilità intermedie che Obama non ha citato, anche se poi ha riconosciuto le insidie delle leggi permissiviste. «Se la marijuana fosse legalizzata totalmente e a un certo punto qualcuno proponesse di tollerare l’uso di dosi controllate di cocaina, perché può essere dimostrato che non sono più nocive della vodka, ebbene – ha chiesto Obama – come dovremmo comportarci dinanzi a un discorso del genere?». L’interrogativo resta aperto, come restano aperti gli interrogativi sul perché di questo endorsement, di cui però la parte politicamente più interessante non sembra quella sulla droga in sé, ma quella sulle disuguaglianze sociali che farebbe emergere. «I ragazzi del ceto medio non vanno in galera per droga, ci vanno quelli più poveri, che spesso sono afro-americani e latini e hanno meno risorse per evitare di essere puniti», ha spiegato Obama al New Yorker, a cui in un altro passaggio dell’intervista ha confidato che «misurerò me stesso e la fine della mia presidenza in larga parte sul fatto se sia riuscito a iniziare il processo di ricostruzione della classe media e di accesso al ceto medio di classi subalterne, invertendo la tendenza verso la disuguaglianza economica in questa società».

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