Marò, ennesimo rinvio dell’udienza. Finalmente de Mistura denuncia le troppe ambiguità indiane

8 Gen 2014 18:00 - di Antonio Pannullo

L’inviato speciale del governo italiano Staffan de Mistura per i marò si è finalmente accorto che c’è qualcosa che non va nel comportamento indiano. Ma andiamo con ordine. Il tribunale speciale che sta esaminando il caso dei fucilieri di Marina Latorre e Girone ha rinviato l’udienza sul caso al prossimo 30 gennaio alle 14 ora indiana. Il giudice Darmesh Sharma ha chiesto ai legali della difesa di formalizzare la propria posizione su alcune obiezioni. All’udienza, durata circa 15 minuti, non erano presenti i due fucilieri. Agli atti manca ancora il rapporto della polizia della Nia sulla conclusione delle indagini. Il dibattito si è incentrato sulla richiesta formulata dall’accusa al tribunale di assumere la custodia dei marò, attualmente in libertà provvisoria dietro cauzione e residenti nell’ambasciata d’Italia a Nuova Delhi. A questa richiesta la Difesa aveva preannunciato una serie di obiezioni che però in questa udienza per ragioni tecniche non sono state formalizzate. Sharma ha quindi preso atto della situazione e ha rinviato l’udienza al 30 gennaio con l’accordo delle parti. Al termine della seduta, i legali dei marò hanno espresso «soddisfazione per il fatto che il magistrato non abbia accolto la richiesta della Nia aggiornando la discussione. Siamo convinti – hanno concluso – che l’assegnazione della custodia dei due imputati al giudice speciale della Session Court sia illegale perché contraddice le disposizioni della Corte Suprema e perché non è stato presentato il rapporto contenente i capi di accusa». Rapporto che però prima o poi sarà presentato, per cui non si capisce la soddisfazione. Meno soddisfatto de Mistura: «Il rinvio dell’udienza non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l’esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana», ha dichiarato infatti, abbandonando la abituale cautela, l’inviato speciale del governo italiano. «La posizione italiana – ha spiegato – oggi come nell’udienza di dicembre era e rimane ferma». Noi, ha aggiunto, «non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro (perché ancora una volta la polizia indiana Nia ha rinviato la presentazione del suo rapporto, ndr.) e senza la certezza che in esso non venga evocata la Legge sulla repressione della pirateria (SUA Act)» che prevede la pena di morte e il capovolgimento dell’onere della prova. De Mistura, si è appreso, utilizzerà i prossimi giorni nella capitale indiana per consultazioni a 360 gradi e nello stesso tempo per concordare con Roma le prossime mosse in attesa dell’udienza fissata per il 30 gennaio.

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