L’ultima del Pd: ridurre le pene agli spacciatori e distinguere tra droghe leggere e pesanti
L’onda lunga della liberalizzazione della cannabis in America e le affermazioni di Barack Obama («la marijuana non è peggio dell’alcol») fanno da apripista al Pd, che ora spinge sull’acceleratore per ridurre le pene ai pusher e introdurre la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Il Partito democratico esce allo scoperto con un emendamento del relatore David Ermini al decreto “svuotacarceri”, all’esame della commissione Giustizia della Camera, che propone una modifica alla legge Fini-Giovanardi.
«Così sì che si cambierebbe verso», ha commentato il renziano Ermini, citando lo slogan del segretario del partito. Obiettivi della norma, secondo il parlamentare, è portare da cinque a tre il massimo degli anni di carcere e ridurre le multe per il piccolo spaccio di canne e spinelli, mentre per le droghe più pesanti resterebbero i limiti fissati dal governo, ovvero cinque. E si introduce una distinzione tra droghe leggere e pesanti. Il decreto legge svuota carceri già interviene sul cosiddetto piccolo spaccio, prevedendo che il massimo della reclusione scenda da sei a cinque anni. Con l’emendamento la pena viene dunque ulteriormente ridotta per il piccolo spaccio di cannabis (la reclusione va da sei mesi a un massimo di tre anni), consentendo così la possibilità di usufruire della messa alla prova, mentre le multe vanno da duemila a 12mila euro contro l’attuale forbice 3mila-26mila. In questo modo, ha spiegato il relatore Ermini, «torna di fatto una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti» che rimetterà in discussione l’impianto della Fini-Giovanardi. L’incognita, ora, sottolineano diversi esponenti Dem, è rappresentata dagli alleati del Nuovo centrodestra che oggi non erano presenti in commissione Giustizia dove si è affrontato il tema. L’esame delle proposte di modifica entrerà nel vivo solo mercoledì. E le votazioni dovrebbero concludersi all’inizio della prossima settimana. Poi, il testo passerà all’esame dell’aula di Montecitorio. Ma se sul capitolo droghe il dibattito resta aperto, sembrano destinate a incassare il via libera in tempi piuttosto rapidi le altre proposte avanzate dal relatore e dalla presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd) come quella che punta ad ostacolare l’utilizzo dei baby spacciatori da parte della mafia o quella che dice no alla scarcerazione preventiva speciale per i boss. Nel primo caso, il relatore ha predisposto una clausola grazie alla quale «nella determinazione della pena agli effetti della applicazione delle misure cautelari» si deve tener conto «della minore età», «salvo per il reato» di «produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope». Nel secondo caso, quello dei boss, si punta ad escludere tutti i reati di mafia dall’ipotesi di ulteriore anticipazione dell’uscita dal carcere in caso di buona condotta.