L’italiano medio? Per l’Eurispes è “pastasciuttaro” e “tele-dipendente”. Per colpa della crisi…

30 Gen 2014 14:32 - di Bianca Conte

L’Italia guardata in controluce in termini percentuali si presenta come un Paese che può credere ancora in un futuro possibile, forte della lotta alla sopravvivenza che un popolo coraggioso ha ingaggiato contro lo spettro della crisi, non ancora esorcizzato però. «L’Italia sta vivendo una crisi profonda e drammatica. Ma questo Paese non vede nero»: sintetizza il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, che oggi ha presentato l’annuale Rapporto Italia, stigmatizzando il quadro della situazione nazionale, e puntando contestualmente il dito contro il «fantasma della sub-cultura del declino e della decadenza» che sembra ormai «pervadere le istituzioni e le coscienze». Concludendo poi con un ottimistico invito a prestare attenzione «ai protagonisti dell’Italia che funziona, e che in questi anni di crisi hanno tenuto in piedi il Paese». A costi altissimi, ma che hanno prodotto un risultato.

Dunque, nel delineare la fisionomia sociologica e i connotati economici del Bel Paese, l’Eurispes disegna un quadro a tinte forti, dove sullo sfondo grigio di una recessione che non ha ancora attenuato la morsa in cui stringe le famiglie, e per cui l’88,1 degli italiani ritiene che la condizione economica del Paese negli ultimi anni sia «totalmente o parzialmente peggiorata», spicca in primo piano una impagabile capacità – decisamente made in Italy –  di sapersi arrangiare all’occorrenza. Anche se, la verità sondaggistica rivela che in Italia un lavoratore su tre, precisamente il 30,8%, non riesce ad arrivare a fine mese con le proprie entrate. E ai nostri connazionali vittime della “sindrome della terza settimana” va ad aggiungersi inoltre il 51,8% di coloro che riesce a barcamenarsi fino a fine mese soltanto utilizzando i propri risparmi. Il che, tradotto in termini numerici, significa che provare a mettere da parte qualcosa risulta praticamente impossibile per tre persone su quattro.

E non è tutto, purtroppo. L’indagine Eurispes sottolinea infatti che anche «sul versante delle difficoltà incontrate dagli intervistati nel pagamento delle rate del mutuo o nel saldo mensile dell’affitto per la casa, si registra nel primo caso un disagio che tocca il 29,1% e, nel secondo, il 26,8%». Cosa che alimenta un pessimismo diffuso e rafforzato dalla considerazione del fatto che la perdita del potere d’acquisto è ormai una realtà per 7 italiani su 10. Un quadretto a dir poco disarmante, a cui si aggiunge il dato negativo desunto dall’indagine Eurispes secondo cui, tra i fortunati che vantano un’occupazione, non tutti si ritengono soddisfatti, con l’aggravante del 74,3% dei lavoratori italiani che si sente «stressato», perché vittima di mobbing, o perché non è sicuro del proprio posto, tanto da far aumentare la percentuale di connazionali disposti a “fuggire” all’estero.

E se grazie agli esteti, proseliti del rito del benessere da celebrare in centri estetici e palestre, il mercato del welness muove un giro d’affari annuo stimato in oltre 21 miliardi, con più di 30000 imprese in fervente attività e oltre 70000 addetti (con tutto il corollario trasversale degli introiti turistici generati da centri termali e dintorni), a causa della crisi è cambiato l’ordine della lista delle priorità. A volte, è il caso di dirlo, anche in maniera sconsiderata, se è vero che le difficoltà economiche si sono ripercosse anche sugli amici a quattro zampe. Così, mentre comunque la maggior parte (82,8%) degli italiani si prende cura in modo adeguato dei propri animali, è altresì reale rilevare – in base ai dati Eurispes – un taglio piuttosto netto delle spese veterinarie, soprattutto per gli interventi chirurgici costosi e i controlli medici periodici.

Austerity a tutto campo, dunque: così la recessione ha condizionato anche la tavola degli italiani, tornati ad essere “pastasciuttari” più per necessità che per virtù gastronomica. Dunque la pasta trona al centro della cucina di casa nostra, tanto che il Rapporto dell’Eurispes evidenzia come negli ultimi cinque anni, su dati Federalimentare, a fronte di una flessione degli acquisti di prodotti gastronomici del 10%, pari a 20 miliardi di euro in meno, è aumentato l’acquisto di pasta, in quanto bene economico che consente di organizzare un pasto soddisfacente e leggero (per le tasche). Ma se la spesa è più ragionevole e consapevole, la fruizione della tv non bada a sprechi. E allora, in tempi di crisi, gli italiani si ritrovano ad essere sempre più tele-dipendenti, tanto che il report denuncia in termini aritmetici come «il tempo medio di esposizione al piccolo schermo nel primo semestre 2013» sia «aumentato di 4 minuti, giungendo a 4 ore e 34 minuti»: il che fa dell’Italia «il paese più teledipendente dopo gli Stati Uniti (4 ore e 53 minuti)». Un primato, crisi a parte, non proprio lusinghiero…

 

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