L’esperto: «La legalizzazione della cannabis non colpisce il narcotraffico»
Non è vero che legalizzando la cannabis si colpisce il narcotraffico. A dirlo è Ernesto Savona, direttore di Transcrime, il centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale della Cattolica e dell’ateneo di Trento. L’esperto smantella quello che è l’argomento di punta del fronte antiproibizionista insieme alla presunta innocuità delle canne. A dargli ospitalità è Avvenire, che con la paginata sull’edizione di oggi conferma l’entrata della chiesa nel dibattito che sta animando politica e società italiane. Già ieri, infatti, la Sir, l’agezia dei vescovi, nella sezione “prima pagina”, aveva dedicato al tema un ampio servizio, basato sulle testimonianze di alcune delle principali associazioni impegnate nell’aiuto ai tossicodipendenti. L’approccio è molto pragmatico, come testimoniano le parole di Savona su Avvenire: «I giudizi morali li lascio ad altri». L’esperto chiarisce di parlare alla luce di «un’analisi scientifica basata su dati di fatto» e invita ad affrontare «un dibattito serio, scientifico, razionale e non ideologico, sulle singole poste in gioco». Secondo Savona, «i narcotrafficanti immetterebbero sul mercato altro genere di sostanze vietate e gli unici a “rimetterci” sarebbero i piccoli spacciatori, l’ultimo anello della catena». Sulla base di queste e altre analisi, per l’esperto di criminalità internazionale, il bilancio tra costi e benefici della legalizzazione sarebbe a vantaggio dei primi. Dei costi per la società avevano parlato indirettamente ieri anche i tossicologici forensi. Dopo aver spiegato che la cannabis «è pericolosa e tutt’altro che leggera», la presidente dell’associazione professionale, Elisabetta Bertol, ha ricordato che il consumo è già depenalizzato, mentre esistono sanzioni amministrative per «limitare di arrecare danno a se stessi, ma soprattutto alla collettività incidendo sul rilascio o il rinnovo della patente di guida, del porto d’armi o nell’esercizio di mansioni che possono porre a rischio l’incolumità e la sicurezza di terzi». «È stato pensato alla ricaduta di questo sulla sicurezza stradale già così a rischio?», ha chiesto l’esperta. Stando alle parole del senatore del Pd, Luigi Manconi, che qualche giorno fa ha presentato un disegno di legge per la legalizzazione della coltivazione e della cessione di cannabis e dei suoi derivati, si direbbe di no. Manconi, infatti, ripropone il vecchio paragone con l’alcol per dire che «certo l’abuso ha effetti nocivi, in particolare in persone in età giovane, ma allora perché non si mette fuorilegge l’alcol legale da un secolo?». L’argomentazione però non solo ignora volutamente che per gli effetti nocivi con l’alcol bisogna arrivare all’abuso, mentre con le droghe (cannabis compresa come sostengono gli esperti alla luce delle ultime evidenze scientifiche) basta l’uso, ma sembra sottintendere che visto che tanto i fattori di rischio sono ineliminabili allora aumentarli non ha importanza. «Bisogna meditare sui tanti studi scientifici che dimostrano quanto siano gravi gli effetti della cannabis e quanto siano letali le conseguenze delle altre droghe ancor più pericolose», è stata, invece, l’esortazione di Maurizio Gasparri, che ha ricordato che «i moniti del Dipartimento sulle tossicodipendenze sono chiari». Ma la presa di posizione di Gasparri, oltre che un modo per ribadire la propria posizione, è anche un modo per porre dei paletti all’interno di Forza Italia, dove – come avviene anche negli altri partiti – esistono anche voci antiproibizioniste. A far sentire la sua è stato Giancarlo Galan per il quale bisogna smetterla «con l’ipocrisia e il proibizionismo». «Nel mio partito sono tanti che la pensano come me», ha aggiunto il senatore, al quale Gasparri sembra rispondere indirettamente quando dice «siamo sempre stati contrari a ogni forma di legalizzazione e liberalizzazione e lo resteremo. Proposte demagogiche vanno respinte».