“Italicum” in salita. Inedito asse per boicottare la riforma tra Vendola e gli ultimi montiani

22 Gen 2014 13:25 - di Romana Fabiani

Tutt’altro che in discesa la strada dell’Italicum voluto da Renzi. È soprattutto a sinistra che arrivano i primi siluri  mentre nell’area di centrodestra si spinge per “semplici” modifiche e il ripristino delle preferenze. Nichi Vendola ha detto chiaro e tondo che se il ddl arriva in Parlamento così come è stato presentato  Sel voterà contro, «siamo di fronte a un atteggiamento inaccettabile, quello del prendere o lasciare, sulla proposta della riforma del sistema elettorale». Scelta Civica, dal suo canto, si ribella all’arroganza del segretario democratico. Alessandro Maran lascia il suo incarico di relatore al testo sul finanziamento dei partiti per polemica contro Renzi che non può «ridicolizzare Scelta Civica, né le proposte del partito». Il capogruppo montiano in commissione ha già comunicato alla presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, la sua scelta. «La questione è molto semplice – ha dichiarato Maran – non posso continuare ad accettare che Scelta Civica vada bene al Partito Democratico quando c’è da tirare la carretta e sostenere ogni provvedimento del governo per venire poi presa a calci e ridicolizzata dal suo segretario quando si azzarda a offrire alla maggioranza e all’esecutivo le proprie proposte politiche». Anche dal governo sono arrivate le prime frenate. «È giusto che la legge elettorale venga discussa insieme alla riforma del Titolo V parte seconda della Costituzione,  ma c’è il rischio che ci siano perfino profili di incostituzionalità nella proposta», dice il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Gianpiero D’Alia (Udc). «Innanzitutto – spiega – riteniamo che il premio di maggioranza non risponda a quei principi di congruità necessari perché si esprima in maniera compiuta la sovranità popolare». E la proposta finora sul tappeto non mette sullo stesso piano i partiti che si presentano da soli (per i quali la soglia è all’8%) e quelli che vanno in coalizione (con lo sbarramento al 5%). Per l’azzurro Francesco Paolo Sisto, invece, il nome Italicum andrebbe cambiato «perché ricorda la strage di cui ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario. Propongo il nome Sixtus, non Sistum perché è neutro e a me il neutro non piace». Il Nuovo centrodestra di Alfano, intanto, non molla sulle preferenze, «utilizzeremo tutti gli spazi e gli strumenti a sua disposizione, nel palazzo e nel paese per introdurle nella nuova legge», ha spiegato il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello.

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