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Il paese ha bisogno di serietà: basta con il conflitto, servono soluzioni

Il commento - di Giovanni Centrella - 30 Gennaio 2014 alle 20:19

Senza voler entrare nel merito delle questioni, delle ragioni e dei torti, perché questo non è il mio mestiere, ritengo tuttavia di poter-dover sottolineare la distanza evidente tra i comportamenti “incandescenti” che stanno caratterizzando i lavori della Camera – ivi compresi la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica e il ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione nei confronti della presidente Boldrini da parte del Movimento Cinque Stelle – stridono enormemente con la gravità della crisi e della realtà in cui si trovano a combattere, proprio come in una trincea, gli italiani.

Una crisi che vede misurarsi in difficili trattative i sindacati, le aziende e il governo, a partire da Alitalia fino ad arrivare ad Elctrolux. Non dimenticando l’importante inversione di tendenza rappresentata da Fiat-Chrysler diventata un costruttore globale di auto, il settimo al mondo. Trattative e “scommesse” sul futuro che richiederebbero un contesto anche politico completamente diverso. Con questo non voglio dire che la politica non mi appassioni o che non sia importante o che non comprenda che anche dentro le istituzioni sia necessario, se non vitale, un radicale cambiamento sia nelle decisioni sia nelle modalità con cui si arriva a decidere. Voglio dire semmai che per salvare aziende o crearne di nuove non possiamo, come Paese, offrirci agli occhi del mondo in uno stato così conflittuale e soprattutto privo in troppe occasioni del dovuto rispetto tra avversari.

Non chiediamo di chiudere gli occhi o di mettere sotto al tappeto i problemi, che in ogni caso non troverebbero un solo piccolo posto in cui nascondersi. Chiediamo serietà perché la gente è smarrita, ha paura o, peggio ancora, è molto arrabbiata, pronta quasi ad esplodere a causa di una pericolosa miscela fatta di disaffezione verso le istituzioni e soggettive difficoltà economiche tra tasse che continuano ad aumentare a fronte di servizi inadeguati, stipendi che reggono sempre meno il costo della vita, aziende che non assumono e sempre più licenziano o chiudono.

La gente ha bisogno di sentire le istituzioni dalla loro parte e non di vederle distruggere. Pena il pericoloso sbandamento di un intero Paese.

Segretario Generale Ugl

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30 Gennaio 2014 alle 20:19