Grillo a Roma per abbracciare i suoi “guerrieri” mentre c’è il primo voto sulla riforma elettorale
Beppe Grillo scende a Roma per abbracciare i suoi ”guerrieri meravigliosi”, convinto di incarnare la ”nuova resistenza”. Una mossa che segue gli scontri alla Camera, le accuse di squadrismo che gli piovono addosso da tutto il resto dello schieramento politico, la decisione di promuovere l’impeachment di Giorgio Napolitano, invitato seccamente a farsi da parte per aver abbandonato il ruolo di arbitro e garante della Costituzione. Beppe Grillo varca dunque il Rubicone. Il leader genovese, d’intesa con Roberto Casaleggio, con le ultime iniziative dei parlamentari grillini schiera il Movimento 5 Stelle sul fronte dell’oltranzismo e contesta alla radice i comportamenti delle massime cariche dello Stato (ci sarà anche un ricorso alla Consulta contro la presidente della Camera per la decisione di utilizzare la ”ghigliottina” nel dibattito sul decreto Imu-Bankitalia).
Giorgio Napolitano ha minimizzato la richiesta dei 5 stelle con una battuta che lascia trasparire un freddo sconcerto, ma senza eccessiva preoccupazione (”faccia il suo corso”). Da destra e da sinistra l’accusa rivolta a Grillo è quella di comportarsi da agitatore, per cavalcare un malessere pronto ad esplodere. E’ un pericolo che Matteo Renzi sembra intuire quando invita a passare subito alle riforme economiche, dopo l’accordo sulla legge elettorale. Sarà pur vero che le regole sono importanti per realizzare i risultati e per essere credibili agli occhi della comunità internazionale, ma certo non si vive di doppio turno. Ecco perché il sindaco rottamatore ribadisce di volersi tenere alla larga dal rimpasto, roba da lasciare alla diplomazia dei palazzi del potere e spinge sull’acceleratore per presentare un testo condiviso sull’abolizione del Senato entro il 15 febbraio (con Berlusconi c’è un’intesa anche su questo) e la bozza del Jobs Act da discutere con Enrico Letta.
Le prime votazioni sulla riforma elettorale diranno quale sia la tenuta del ”patto dei patti” tra Renzi e il Cavaliere. Al Quirinale, che sulla svolta riformista gioca il senso della ricandidatura di Giorgio Napolitano, si respira un cauto ottimismo. Ma lo scenario è in pieno movimento. I tre principali protagonisti, Renzi, Berlusconi e Grillo, si sono rubati la scena a vicenda nel giro di una settimana. Ora bisognerà vedere se tutto questo bloccherà o no il processo di riforme faticosamente avviato.