Fiat diventa globale. Il Pd impari che non si va avanti aggrappandosi a vecchie logiche

2 Gen 2014 17:19 - di Giovanni Centrella

Quando accadono “fatti industriali” di tale portata e in un contesto di profonda crisi, il mio pensiero va a Matteo Renzi e alla sua idea di sindacato. È notizia recentissima: Fiat acquisirà dal fondo sanitario del sindacato americano Uaw (Veba) la partecipazione del 41,5% detenuta in Chrysler. Il closing è previsto entro il 20 gennaio 2014. In questo modo Fiat acquisisce tutta la Chrysler e, come ha detto l’amministratore delegato Sergio Marchionne, l’operazione consentirà alla più importante azienda manifatturiera italiana di realizzare la strategia iniziata nel 2009, a cui, va detto per onestà, inizialmente ci siamo opposti: creare un costruttore di auto globale.

Si tratta a tutti gli effetti di una bella notizia, non solo per chi ne è protagonista ovvero il gruppo torinese e i suoi lavoratori, ma anche per l’industria italiana che sta vivendo un inarrestabile fenomeno di desertificazione. La portata di questo evento è forse percepibile ai più in termini di “immagine”, piuttosto che come operazione industriale. Ma il nostro auspicio, per il quale come sigla sindacale abbiamo lavorato duramente anche accettando critiche piuttosto ingenerose, è che il rafforzamento del Lingotto nello scenario americano possa a sua volta produrre vantaggi, in termini di investimenti e di sviluppo, anche per i lavoratori e gli stabilimenti italiani. Per i quali ci stiamo già impegnando a fronte di un mercato il cui andamento negativo parla da sé.  Proprio perché siamo consapevoli del contesto italiano ed europeo che il nostro appoggio, che condividiamo con altre tre organizzazioni sindacali, appare molto contenuto.

Si poteva restare entro in confini italiani o “blindare” la loro centralità evitando lo sfascio che più volte noi operai Fiat – perché non dimentico mai di essere un metalmeccanico – abbiamo visto dietro l’angolo? La realtà e gli eventi ci dicono che, no, non si poteva. Abbiamo fatto il possibile con accordi e contratti specifici di lavoro per dare un futuro alla più grande industria manifatturiera italiana. Ecco perché mi viene in mente Matteo Renzi quando si mette a pontificare in merito ad un sindacato, a un mondo del lavoro, regole comprese, che ormai non esiste più.

*Segretario generale Ugl

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