Fassina si autolicenzia: «Da Renzi solo polemiche, ora nel governo entrino i suoi ministri…»

4 Gen 2014 9:52 - di Redazione

Stefano Fassina si spedisce una lettera di licenziamento, ma la immerge in un siero velenoso nel quale far sguazzare l’ennesima polemica con Matteo Renzi. «È doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi segni l’agenda di governo. E siccome le idee camminano sulle gambe di uomini e donne, il nuovo programma va di pari passo con una nuova squadra a Palazzo Chigi. Basta che lo si faccia in modo costruttivo, per esempio portando le proposte su legge elettorale e lavoro prima in direzione e poi fuori, e non viceversa. Se no passiamo dalle riunioni che con Bersani erano sedute di autocoscienza, a quelle che diventano un rito autocelebrativo», dice  il viceministro dell’Economia, in un’intervista a Repubblica. «Sono prontissimo a mettere il mio mandato nelle mani di Letta e del segretario del Pd», assicura Fassina, che però parte al contrattacco. «C’è una valutazione politica che lo impone: la squadra nel governo Letta è la fotografia di un Pd archiviato dal congresso. Ora il partito nato dalle primarie è un’altra cosa, c’è un altro leader che legittimamente punta a una discontinuità con quel gruppo di ministri e con quel programma», dice, per andare a parare sulla guerriglia continua cui Letta e i suoi vengono sottoposti. «Ci sono state molte caricature nel rappresentare l’azione di governo, enfatizzando aspetti marginali e ignorando invece molti buoni provvedimenti. Da un partito che esprime il presidente del Consiglio, qualche riconoscimento in questo senso me lo sarei aspettato, e meno critiche distruttive», dichiara Fassina, che punta l’indice contro il continuo logoramento a cui i renziani sottopongono l’esecutivo: «Pure autorevoli ministri, anziché rivendicare queste buone misure fanno finta di raccogliere stimoli positivi da quelle che in realtà sono soltanto bordate polemiche. Ecco perché serve un chiarimento, nella prossima riunione della direzione del Pd, sul rapporto fra il governo e il partito uscito dalle primarie».

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