E la Kyenge vorrebbe “integrare” anche la New York di De Blasio…
Ogni occasione è buona per farsi un po’ di pubblicità. E il ministro Cecile Kyenge non se ne perde una. Il nuovo sindaco di New York non ha fatto in tempo a compiere la cerimonia del giuramento che subito, da Roma, è partita la dichiarazione del ministro dell’integrazione: «Auguri a Bill De Blasio, simbolo di un’integrazione possibile che punta a ridurre il divario tra ricchi e poveri per una giustizia sociale». Commendevole l’intento della Kyenge, ma il suo zelo esternatorio è degno davvero di miglior causa. Perché, definire De Blasio «simbolo di un’integrazione possibile», è cosa del tutto fuorviante. Non è un’affermazione scontata o banale. È peggio: è una dichiarazione inutile. Capiremmo se De Blasio fosse stato eletto, chessò, governatore di uno Stato come l’Alabama o il Mississippi negli anni Sessanta o Settanta del’900; ma parlare di integrazione come di una conquista a proposito di una città come la New York del secondo decennio del XXI secolo – cioè di una città che è la Mecca del melting pot e del cosmopolitismo – è cosa del tutto priva di senso. È voler ridurre a una dimensione del tutto marginale la pur rilevante portata di questa elezione, che attiene a tutt’altro ordine di problemi. Cioè la rivincita politica di Main Street (la democrazia dei cittadini) su Wall Street (lo strapotere della finanza). E si tratta – superfluo il rilevarlo – di una battaglia comune a tutti, bianchi o neri, ispanici o wasp che essi siano. Che c’entra l’integrazione? Non c’entra assolutamente niente. Però richiamarsi a tale principio è cosa comunque politicamente corretta e ci sta sempre bene. Anche perché le dichiarazioni delle Kyenge ricevono sempre e comunque applausi dall’opinione pubblica progressista, anche quando, come in questo caso, si tratta di inutili corbellerie.
Non è difficile in ogni caso immaginare che cosa possa aver spinto il ministro a parlare di integrazione senza che ce ne fosse bisogno. Si tratta sicuramente dell’immagine della famiglia “multirazziale” di De Blasio nel giorno del giuramento. Il fatto è, come tutti sanno, che la moglie del nuovo sindaco di New York è di colore. Ma in questo caso la politica dell’integrazione non c’entra nulla. C’entra un’altra forza chiamata amore. Qualcuno l’ha spiegato al ministro Kyenge?