Chiamarsi “Fronte” affascina, parola della Lega. Ma a capirlo per prima fu la destra

25 Gen 2014 18:03 - di Priscilla Del Ninno

Anche la Lega – per riconquistare freschezza – ha scelto di utilizzare un termine caro alla destra e capace di stuzzicare la fantasia politica: “Chiamiamoci anche noi Fronte”. Del Nord, naturalmente. E il rilancio mediatico è avvenuto attraverso una riunione al vertice in un albergo di Milano, quartier generale in zona Niguarda, con Matteo Salvini, i governatori, gli assessori e i consiglieri regionali del Carroccio. Niente di nuovo sul fronte occidentale, dunque, per parafrasare il fervore che agita le fila della Lega con il titolo del celebre romanzo autobiografico di Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark), poi tradotto sul grande schermo nel ’30 grazie a Lewis Milestone, prima, e a Delbert Mann, poi, ispirato alle vicende di un soldato durante la Prima guerra mondiale.

Fronte, infatti, è notoriamente una parola mutuata dalla grammatica bellica, che indica una fazione, quella indipendentista, per esempio. O quella rivoluzionaria. Ma anche una linea di demarcazione lungo la quale si affrontano eserciti avversari. Una parola entrata nell’immaginario collettivo anche per illustri precedenti cinematografici: da Fronte del porto di Elia Kazan, con un intramontabile Marlon Brando, a La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek: entrambi i film, ambientati in epoche e mondi diversissimi, in realtà appaiono oggi accomunati dal “fronte della sopravvivenza” a un conflitto: sindacale e criminale nel caso di Marlon Brando, a sfondo razziale nella sceneggiatura di Ozpetek.

Un termine, “fronte”, abusato nel gergo militaresco. Stracitato al cinema come in letteratura e, da qualche tempo a questa parte, una parola molto in voga anche in politica, e non solo quella secessionista. Utilizzata negli anni Settanta, per esempio, per riassumere progettualità e convinzioni ideologiche insite nella nascita del Fronte Nazionale Francese, fondato sulla promessa della rinascita del sentimento patriottico, della restaurazione familiare ed educativa e sulla promozione di una gerarchia dei valori. Un termine, “fronte”, riassuntivo ed esplicativo di un mondo di riferimenti etici e politici che ha ispirato (prima del Front National di Jean-Marie Le Pen)  il nostro Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi nato dalla fusione dell’organizzazione studentesca Giovane Italia con il Raggruppamento Giovanile studenti e lavoratori del partito.

Oggi, infine, sulla linea del “fronte” rivendicazionista si schierano le truppe leghiste, armate di volontà interventiste e spirito ribelle: «Non ci possiamo permettere più di perdere tempo: se bisogna disobbedire organizzeremo una disobbedienza», ha spiegato poche ore fa il segretario Salvini: e parte il nuovo “fronte” di contestazione parlamentare…

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