Ben venga il “patto a due” se apre la strada a una stagione di maturità politica

18 Gen 2014 15:28 - di Oreste Martino

Matteo Renzi è giunto al bivio e si trova costretto a decidere se provare a conquistare Palazzo Chigi con le mediazioni della politica o stravolgendo il sistema ed aprendo la strada alla nascita della Terza Repubblica. La Seconda Repubblica, poi rivelatasi incompiuta e claudicante, nacque sulla spinta delle inchieste giudiziarie e senza un processo di riforme condivise. Ed è stato proprio quest’ultimo aspetto ad impedire una proficua evoluzione del sistema politico italiano, sempre indeciso tra il ritorno al passato e la proiezione nel futuro.

Adesso che il segretario del Pd ha ottenuto un importante successo popolare deve decidere che cosa fare del consenso a disposizione. Dal punto di vista teorico può attendere serenamente un anno, candidarsi poi a fare il presidente del Consiglio sperando di guidare il governo con qualsiasi legge elettorale. Il momento storico lo aiuta, il dato generazionale è dalla sua parte, le diaspore del centrodestra gli aprono una strada larga e i problemi personali di Berlusconi – giudiziari e generazionali – gli consentono di competere con un avversario con le mani legate. Attendere di arrivare al vertice dell’esecutivo per spinte naturali però espone Renzi al rischio che ha sterilizzato tutti i leader della sinistra, da Achille Occhetto a Pierluigi Bersani.

L’altra strada, invece, è più impervia, ma veramente innovativa e sembra che il sindaco di Firenze la stia imboccando, anche se le reazioni interne al suo partito potrebbero frenarlo o addirittura bloccarlo. L’ideale sarebbe che Renzi avesse il coraggio di andare fino in fondo e di varare riforme innovative se non rivoluzionarie. L’incontro con Berlusconi per fare riforme condivise è una buona scelta e un passo positivo e come tutti i momenti di cambiamento vede l’opposizione di sacche di conservazione che vorrebbero lasciare le cose come stanno. Renzi fa bene a chiudere un accordo con Berlusconi e poi a mediare con tutti gli altri per avere una legge elettorale bipolare e utile alla governabilità, abolire il Senato e le province e rimodulare il ruolo delle regioni.

Soltanto con riforme incisive e condivise e con una legge elettorale che fa governare chi vince l’Italia potrà uscire dalla fase di stagnazione politica in cui si trova da venti anni ed avviare un percorso riformatore e virtuoso senza i ricatti di partitini e singoli politici.

Se la strada per raggiungere questa maturità utile al paese è l’accordo tra Renzi e Berlusconi ben venga il patto tra i due.

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