Arrestati alla vigilia delle festività i tre dirigenti di polizia condannati per il G8 di Genova

2 Gen 2014 20:52 - di Redazione

Arresti domiciliari per tre superpoliziotti per le violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. A subire la decisione del Tribunale di sorveglianza sono Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (deve scontare otto mesi), Giovanni Luperi, ex dirigente dell’Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno) e Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia. Il Tribunale non ha invece accettato la richiesta, avanzata da Gratteri, per l’affidamento ai servizi. Non è bastato il curriculum specchiato del superpoliziotto, fino ai fatti di Genova un servitore dello Stato esemplare. A farsi promotore dell’iniziativa Tano Grasso, il presidente onorario della fondazione antiusura. Da gennaio dello scorso anno Gratteri è stato impegnato come volontario allo sportello della fondazione nella Capitale. «Francesco Gratteri è un gigante della lotta al crimine. E io sono onorato di potermi avvalere della sua professionalità», aveva detto Grasso. Niente da fare. I magistrati non si sono fatti condizionare e hanno adottato misure durissime. I funzionari di polizia sono stati arrestati nei giorni scorsi, a cavallo tra Natale e Capodanno. D’ora in poi potranno beneficiare di alcune ore di libertà (fino a 4) e usare il telefono. Potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta e avere uno sconto di pena. Stesso provvedimento era stato emesso nelle settimane scorse per Nando Dominici, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Fabio Ciccimarra, Salvatore Gava e Filippo Ferri. A uno solo, Carlo Di Sarro, è stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali. Davanti a questi provvedimenti, già in occasione delle sentenze precedenti, i sindacati di polizia avevano espresso tutta la loro amarezza per le contraddizioni della giustizia italiana. All’interno di questo scenario kafkiano, elastico con i delinquenti e implacabile con i servitori dello Stato, rimane l’interrogativo sollevato  da Felice Romano, segretario generale del Siulp, all’indomani della sentenza della Cassazione. «Perché davanti all’accertamento giudiziario di responsabilità per entrambi, succede che ad alcuni, i no-global, la Cassazione riconosca delle attenuanti e ad altri, i poliziotti, no?». Misteri della giustizia (e della magistratura) italiana.

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