A fuoco un residence alveare a Roma: un morto. Nel 2001 morirono allo stesso modo due persone
Un extracomunitario è morto carbonizzato ed altre tre persone sono rimaste ferite, di cui due gravi, dopo l’incendio scoppiato in un residence a Roma occupato da stranieri, in zona Camilluccia. Sul posto è intervenuto il 118 di Roma e i vigili del fuoco. L’incendio, scoppiato nel residence Pordoi popolato da immigrati in via Pieve di Cadore, potrebbe essere scoppiato a causa dell’esplosione di una piccola bombola di gas ma i vigili del fuoco stanno ancora accertando le cause. Il 118 di Roma ha trasportato due persone in codice rosso al Policlinico Gemelli ed una in codice giallo all’ospedale San Filippo Neri. Una delle due persone trasportate in gravi condizioni è un agente di polizia di 40 anni, ferito durante i soccorsi. Nello stesso residence, un vero e proprio alveare formato da una serie di mini appartamenti ognuno di circa 35 metri quadrati, il 25 agosto 2001 si verificò un incidente simile a causa dello scoppio di una bombola di gas, durante il quale morirono carbonizzate due persone. L’esplosione avvenne poco dopo le 7 in un appartamento al 4° piano, e le fiamme si propagarono rapidamente ad altre abitazioni. Stando a quanto emerse dalle indagini, i locali del residence alla Camilluccia, di dimensioni ridotte, erano dotati di un fornello alimentato a bombola gpl, e le singole unità avevano le finestre chiuse con le grate e le porte con cancelli di ferro. Una dotazione che costò la vita a Marco De Marco, 43 anni, e Monica Nastasi, di 31. L’ edificio, un grosso palazzo di 6 piani a non più di 500 metri da via Mario Fani, dove 25 anni fa le Br rapirono Aldo Moro, conta oltre 200 appartamenti di dieci metri quadrati abitati in prevalenza da immigrati. Nel 2001 il sindaco era Francesco Rutelli e la soluzione a quell’emergenza abitativa sembrava imminente. Tredici anni dopo, con il sindaco Ignazio Marino tutto preso dai Fori Imperiali e dalle piste ciclabili, l’emergenza rimane e la gente continua a morire.