90 anni fa moriva Lenin, padre della rivoluzione d’ottobre. I giovani non sanno neanche chi era…
Di lui si è parlato di recente solo in occasione dell’abbattimento di alcune statue che lo rappresentano in Ucraina; il velo della storia sta impietosamente scendendo anche su Lenin, il padre della rivoluzione d’ottobre del 1917. Sono passati 90 anni dalla sua morte di Lenin, e lui è sempre lì, nel cuore di Mosca, mummia sotto vetro nel Mausoleo della piazza Rossa. In tutta la Russia ovviamente, dopo 70 anni di dittatura incentrata sul culto della personalità, numerose piazze, vie, scuole, ospedali portano ancora il suo nome e centinaia di sue statue resistono ancora, con il berretto o il giornale in una mano e l’altra alzata per indicare il futuro. In qualcuna delle ex repubbliche sovietiche le hanno abbattute dopo il crollo dell’Urss, come è successo appunto in Ucraina, però si è trattato evidentemnte di manifestazioni di anticomunismo dopo decenni di repressione. Ma in Russia Vladimir Ilic Ulianov non appare una figura così controversa come quella del suo (peraltro più popolare) erede Stalin. Anzi, quasi non appare. Anche se il suo nome non dice nulla a molti giovani, che lo scambiano per un giocatore di calcio o un deputato della Duma, come era emerso tempo fa da alcuni sondaggi. I suoi residui veri fedeli, e nello stesso tempo sacerdoti, sono i veterocomunisti di Ghennadi Ziuganov, che ogni anno, nel giorno della nascita e in quello della morte, in poche centinaia gli rendono omaggio con corone di fiori, in piazza Rossa e ovunque ci siano suoi monumenti. Lo faranno anche martedì prossimo, nel 90° della sua scomparsa, portando garofani rossi al mausoleo. Fiori anche in piazza Lenin nella città natale sul Volga, l’ex Simbirsk che dopo la sua morte prese il suo nome (Ulianov) e dove esiste ancora un memoriale che ha promosso una serie di iniziative per l’anniversario: proiezione di documentari, una tavola rotonda sul tema “Vladimir Lenin artefice della civiltà sovietica”. Simposio comunista sui ”90 anni con Lenin e senza di lui” anche a Iekaterinburg, sugli Urali, dove nel 1918 il fondatore dell’Urss fece fucilare l’ultima famiglia imperiale. Oggi è consentito rievocare chi fece uccidere donne e bambini per la ragion di Stato, mentre dal 1917 al 1989 non si potevano certo celebrare gli zar. Miracoli della Russia di Vladimir Putin, Paese dive, a differenza dell’Urss di Lenin, si vota ed esistono i partiti. I media russi non hanno invece ancora rievocato l’evento, ma per domenica l’emittente Ntv ha annunciato la trasmissione di un documentario intitolato “Lenin imperatore rosso”. Lenin fu maestro e mentore di Stalin, istituì la Ceka, la spietata polizia politica, teorizzò le deportazioni. L’uomo più potente della rivoluzione, però, non ebbe esaudito il suo ultimo desiderio, quello di essere sepolto accanto ai suoi compagni. Fu invece, per volontà di Stalin, imbalsamato con una procedura a tutt’oggi segreta, in modo che conservasse l’aspetto da vivente, e ogni anno e mezzo la salma viene immersa in un bagno chimico per conservarla. Persino il disperato appello della moglie alla sepoltura di suo marito incontrò il “niet” di Stalin.