Una proposta di legge per onorare i bimbi mai nati. Lidia Ravera è servita…

13 Dic 2013 21:22 - di Corrado Vitale

A Lidia Ravera, già scrittrice dell’ultrasinistra più becera degli anni Settanta e ora assessore alla cultura della Regione Lazio, staranno sicuramente fischiando le orecchie. È partita infatti una raccolta firme per una proposta di legge che chiede ulteriori tutele per le famiglie dei bambini mai nati. Nel novembre scorso, la pasionaria–assessore rilasciò questa agghiacciante dichiarazione su twitter: i bimbi mai nati sarebbero niente altro che «grumi di materia che non possono essere chiamati bambino o bambina».

L’iniziativa, promossa dall’associazione “Pensiero Celeste” di Padova e sostenuta dal Mir (Moderati in Rivoluzione) e dal progetto politico “Innamorati dell’Italia”,  è stata presentata a Palazzo Vecchio da Walter Ferrazza, ex sottosegretario affari regionali, Andrea Napoli, presidente di Pensiero Celeste e Alessio Berni, coordinatore dell’associazione “Innamorati dell’Italia”. Ad ospitare l’iniziativa, il consigliere di Forza Italia Jacopo Cellai. «Firenze, nel quadro italiano, si è distinta positivamente, quando – nell’ambito di una revisione del regolamento di polizia mortuaria – ha scelto di lasciare in primo piano il tema dei bambini mai nati , a cui è dedicato un apposito spazio del cimitero di Trespiano». La battaglia di Andrea Napoli, è stato spiegato, è cominciata cinque anni fa, quando oltre al dolore per la perdita della figlia alla 27/a settimana di gestazione, si è dovuto scontrare con un muro di norme poco chiare e male applicate. Ottenuta l’iscrizione di Celeste all’anagrafe lo scorso gennaio dopo difficoltà burocratiche e giudiziarie, ha deciso di mettere a disposizione la sua esperienza a favore di tutte le famiglie che ogni anno sono colpite da natimortalità. Lo scorso 11 settembre l’Associazione Pensiero Celeste ha depositato in Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare che permetterà la discussione in Parlamento dell’introduzione di una norma che determini il peso di 500 grammi alla nascita del feto nato morto quale limite univoco per poterne richiedere l’iscrizione all’anagrafe, garantendo ai genitori la possibilità di decidere, nell’esercizio del libero arbitrio, se richiederla. «Ci si preoccupa di tutelare gli animali, non ci si preoccupa dei nostri bimbi. Per noi sono persone, non prodotti abortivi», spiega Napoli, «questo è diventato il mio scopo nella vita, dare voce a tutti i nostri bimbi». La raccolta firme per la proposta di legge inizierà nei prossimi giorni a Firenze e in tutta la Toscana, nei prossimi giorni saranno comunicati calendario e zone raccolta.

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