Tir danneggiato e scritte contro lo spettacolo “fascista”: i croati non gradiscono lo show di Cristicchi sulle foibe
Non c’è pace per “Magazzino 18”, lo spettacolo dedicato al dramma degli esuli istriani che Simone Cristicchi sta portando in tour da alcuni mesi. La tappa in Croazia, quella che doveva essere di riappacificazione, ha sortito l’efetto opposto, come ha raccontato Il Piccolo di Trieste. «A Pola, un’accoglienza, a show non ancora iniziato, quantomeno brutale. Forse, la dimostrazione naturale che certe barriere, soprattutto mentali, resistono. Nei fatti il cantante romano ha trovato la città tappezzata di manifesti contro lo spettacolo “fascista”. E qualcuno ha pensato bene anche di tagliare gli pneumatici del Tir che trasporta l’allestimento di scena». Certo, il partito socialista dei lavoratori, gruppo politico minimalista, ad essere generosi, aveva già lanciato un avvertimento, accusando l’autore italiano di aver realizzato «un recital nel quale gli jugoslavi vengono definiti come violenti usurpatori dei beni abbandonati dagli optanti dell’Istria e della Dalmazia». Ovviamente senza averlo visto. E aggiungendo che «lo spettacolo è più una rappresentazione politica che artistica». Un po’ di benzina sul fuoco, insomma, anche se il consenso di quella formazione non supera il 2%».
Sull’argomento è intervenuto lo stesso Cristicchi su Facebook, fornendo la sua versione dei fatti: «Un po’ di chiarezza: la ruota (non “le ruote”) del camion che trasporta le scene di “Magazzino 18” ha effettivamente subìto 2 tentativi di foraggio con un fendente. Non sappiamo assolutamente chi sia stato, e per questo non abbiamo accusato nessuno in particolare. Non è vero che la città sia stata tappezzata di scritte contro lo spettacolo, ma effettivamente “spettacolo per fascisti” è stato scritto su alcune locandine, prontamente sostituite. Nessuno vuole scatenare polemiche da parte nostra, ma effettivamente un po’ di tensione nell’aria si è respirata prima del nostro arrivo a Pola, grazie ai comunicati del partitello filo-titino. La cosa certa è che non abbiamo nulla contro i croati, e lo spettacolo è stato accolto da un’ovazione del pubblico presente». Ma la Croazia, che pure è entrata in Europa, sulle foibe ha ancora un atteggiamento censorio. Non è la prima volta che si attuano intimidazioni nei confronti di chi prova a ricordare gli eccidi dei comunisti yugoslavi. L’ultimo in ordine di tempo, nell’agosto scorso, quando un gruppo di esuli istriani tentò di ricordare l’eccidio di Vergarolla. Il tentativo fu spento sul nascere dai nostalgici titini e dalla polizia croata.